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Sacro GRA – Recensione

Il vincitore del Leone d’Oro di Venezia 70° è il documentario di Gianfranco Rosi, “Sacro GRA”.
Con oltre 200 ore di girato, ridotte a 90 minuti, il docu-film racconta le vite di alcuni abitanti di Roma e utilizza come anello di congiunzione quello dell’asfalto dei 70 km del Grande Raccordo Anulare, una delle più grandi autostrade urbane di tutto il mondo, che circonda Roma nella sua interezza.

Passando da un estremo all’altro della Città Eterna il documentario racconta le vite di personaggi borderline, i nuovi invisibili: un nobile piemontese con la figlia iscritta all’Università, un botanico che cerca di preservare le palme della sua oasi dalle larve divoratrici, un moderno principe in rovina, un barelliere del 118, un pescatore di anguille e due vetuste prostitute.

Tutte storie al confine con la realtà a cui siamo abituati. Scorci di vite inedite, lontane dall’immaginario collettivo, per personaggi peculiari, dimenticati nel caos e nel vortice della Capitale. Emarginati che hanno tanto da raccontare e da mostrare, per un racconto di una Roma insolita, più grande e solitaria di quanto si possa immaginare.

Rosi riesce a dare vita a un documentario inedito, esaltando e condannando al tempo stesso la vastità della Capitale, contrapponendo il suo calore alla freddezza, regalandoci una piccola perla di cinema italiano come non si vedeva da anni.

Eva Carducci

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