The Spirit of ’45 – Recensione
Fare un documentario su qualcosa di cronologicamente lontano, ma ancora molto sentito come il post Seconda Guerra Mondiale in Inghilterra, per un regista socialmente impegnato come Ken Loach era un passò inevitabile.
Il cineasta ripercorre i cambiamenti e le riforme avvenute in Gran Bretagna dal ’45 ad oggi attraverso una poetica narrazione in bianco e nero fatta di filmati d’archivio, testimonianze ed interviste che portano lo spettatore a vivere ancor oggi quel periodo.
Lo spirito del 1945 è quello della voglia di riscatto, di riprendersi dopo anni di disoccupazione e bombardamenti. Loach ricostruisce attraverso le voci di chi ha vissuto questi avvenimenti il bisogno di ricostruire dalle macerie non solo gli edifici, ma anche il proprio animo, denutrito dalle speranze e dai sogni.
Il distacco, la differenza, tra la vita ante guerra degli Anni ’30 e quella che prende vita nella primavera del 45 sono gli elementi su cui l’intera pellicola si fonda portando lo spettatore ad intraprendere un viaggio verso la nascita di una nuova nazione che oggi si vive, ma che fonda le sue radici proprio in quel fatidico anno.
Loach non si esime poi a raccontare come le cose sia cambiate / precipitate con la salita al potere di Margaret Thatcher di come si è passati ad un senso di comunità sociale ad una Gran Bretagna capitalista, che pensa solo a se stessa e dove, nuovamente, ci si scontra con le differenze sociali.
Il regista decide di non assumere il ruolo di documentarista super partes, ma di prendere una specifica posizione ideologica, portando però sui nostri schermi (e on-demand) quello che diventerà sicuramente un documento storico valido nello studio di quel periodo.
Una pellicola didattica che narra i cambiamenti di una nazione di cui più volte Loach si è fatto portavoce, dove il fulcro di tutto rimane la crisi in tutte le sue sfumature. Ed è così che “The Spirit of ’45” diventa un film attuale, che rispecchia un mondo che viviamo in prima persona, un mondo che sente il bisogno di rinnovarsi e di vivere una nuova primavera di fiducia e speranza nel futuro.
Loach è partecipativo nella costruzione di un film apparentemente didattico, ma che vuole insinuarsi nel subconscio di chi lo sta guardando per risvegliare quello stesso spirito citato nel titolo.
C’è bisogno di rinascere, di ripartire e, come in questo caso, il cinema può funzionare da miccia per le coscienze.
Sara Prian