La Fine Del Mondo – Recensione
Per concludere la “Cornetto Trilogy” Edgar Wright, Simon Pegg e Nick Frost tornano accompagnati da un cast eccellente in un film che sarebbe sbagliato incasellare in un solo genere e che diverte con intelligenza come non mai.
Dopo aver fallito il giro di tutti i pub della loro cittadina, cinque amici d’infanzia si ritrovano 20 anni dopo per riprovare a compiere quella che per loro è la più grande impresa di tutti i tempi. A capeggiarli l’eccentrico eterno Peter Pan, Gary King (Simon Pegg) che condurrà il gruppo a raggiungere il mitico The World’s End Pub. Ma mentre si preparano a concludere la missione iniziata quando erano poco più che adolescenti, i cinque dovranno affrontare una lotta per la salvezza dell’umanità.
“La fine del mondo” è il film più maturo della premiata ditta Pegg-Wright-Frost riuscendo in poco più di 1 ora e 40 a portare sullo schermo diversi generi (si passa dalla commedia, all’action, al quest movie e allo sci-fi con naturalezza) lasciando però lo spazio anche per la critica sociale.
Il film che conclude la trilogia è, infatti, un film camaleontico e trasformista che parte come semplice british comedy e si trasforma in sci-fi per poi diventare un survival movie. E Wright riesce, meglio che in qualsiasi altra pellicola, a mescolare tutti gli elementi legandoli assieme in un composto irresistibile, il tutto grazie anche al grandissimo cast: dagli immancabili Simon Pegg e Nick Frost, passando per Eddie Marsan e Rosamunde Pike, fino a Martin “Bilbo – Watson” Freeman e a Paddy Considine. Anche se Pegg è come al solito il mattatore dell’intera opera, qui si da veramente spazio alla coralità e ogni personaggio ha una sua storia da raccontare e una funzione precisa all’interno dell’intricato complesso narrativo.
Ne “La fine del mondo” non ci si limita a far ridere lo spettatore, ma ci si sofferma su alcune tematiche sociali importanti come il rimanere ancorati al passato e il ruolo della tecnologia nelle nostre vite senza, ovviamente, dimenticare l’importanza dell’amicizia, fulcro centrale dell’intera trilogia. Criticando come internet e cellulari rendano tutti degli automi, Pegg-Wright prendono per la prima volta una vera posizione sulla situazione mondiale dando il loro punto di vista sulla fine del mondo. Essa, infatti, non è tanto l’apocalisse che i disaster movie mostrano, ma è quella che viviamo ogni santo giorno, dove la tecnologia sostituisce i rapporti umani trasformando tutti in macchine capaci solo di digitare una risposta sul proprio schermo, ma incapaci di stringere una mano ed instaurare rapporti in carne ed ossa.
Quello che differenzia la pellicola dai film sull’Apocalisse è proprio questo: radicare la storia, nonostante tutta la fantascienza e le situazioni estreme, alla realtà a quello che già stiamo vivendo senza rendercene conto.
“La fine del mondo” è, probabilmente, il film della settimana che riesce con un’intelligenza inaspettata e con un sano divertimento a parlare della nostra società e smontare i generi cinematografici creandone uno tutto suo in maniera estremamente originale.
Sara Prian