Dark Skies – Oscure presenze – Recensione
Scritto e diretto da Scott Stewart, già regista di “Legion” e “Priest”. La famiglia Barrett vive in periferia, tra routine quotidiana e gravi problemi economici da fronteggiare. All’improvviso la loro esistenza è sconvolta da inquietanti ed inspiegabili fenomeni, riconducibili a creature intelligenti provenienti da altri mondi. “Dai produttori di Insidious e Paranormal Activity”, e questo la dice lunga. Stessa, inamovibile solfa di qualsiasi horror precedentemente diretto o prodotto da Oren Peli & Co., e l’inedito risvolto fantascientifico non cambia la sostanza sul piano delle tematiche né della messinscena. Ancora un canovaccio di partenza realistico con drammi familiari incorporati, splatter quasi nullo, orrore intuito e palpabile che si insinua progressivamente nel mondo del “possibile” fino a manifestarsi e distruggerne le certezze. Tanto per cambiare il film rivela ben presto la sua natura di spettacolo inerte, finto, ruffiano fino al midollo, nonché sfacciatamente derivativo. Abbondano infatti i prestiti da opere analoghe, non solo nei dettagli (le immancabili telecamere, i disegni del bimbo) ma anche in alcuni sviluppi del sotto-finale (simili a quelli del primo Paranormal Activity). Stewart aveva l’occasione di abbandonare gli eccessi ed i compiacimenti estetizzanti delle due passate performance, abbracciando finalmente uno stile sobrio fondato sulle atmosfere ed il disegno dei personaggi, e spreca la chance con una fiera del già visto in cui solo la direzione degli attori può dirsi riuscita. Tutto suona meccanico e privo di convinzione, e la paura latita seppur cercata con mezzi tanto ripetuti quanto faciloni. Tra colpi di scena poco sorprendenti ed inutili variazioni a tradimento nel volume della colonna sonora, almeno un momento cult di parodia involontaria. Unica, felice eccezione: le sequenze che coinvolgono il personaggio di Edwin Pollard, interpretato dal bravissimo J.K. Simmons. Il monologo rivolto alla coppia protagonista è talmente teso ed efficace da far sembrare la scena un corpo estraneo, collocato in un tessuto narrativo altrimenti sbiadito . Solo per fan sfegatati del genere, in mancanza di meglio.