Zoran, il mio nipote scemo – Recensione
Presentato in anteprima alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 2013 e vincitore del Premio del Pubblico della Settimana della Critica e del Premio Schermi di Qualità, il film del friulano Marco Oleotto, ha riscosso fin da subito un grande successo. Vivacità, una coppia di co-protagonisti ben amalgamati e fiumi di alcool, sono gli ingredienti di cotanto trionfo.
Il quarantenne Paolo (Giuseppe Battiston) vive in un piccolo paesino della provincia friulana e trascorre le sue giornate da Gustino (Teco Celio), gestore dell’osteria del paese. Paolo lavora come cuoco in un mensa e si ostina a dar fastidio all’ex moglie Stefania (Marjuta Slamič). Un giorno, a interrompere questa routine, ci pensa il nipote Zoran (Rok Presnikar), uno strano quindicenne nato e cresciuto in mezzo ai monti assieme a un zia che Paolo non sapeva di avere. Dopo la morte della zia, Paolo è l’unico parente che possa prendersi cura del ragazzino.
Quella di Zoran, adolescente speciale, è una storia bizzarra, così come lo è lui. Giovane ingenuo, nascosto dietro ad un paio di grandi occhiali e abiti da modesto impiegatuccio, è un ragazzino che parla un italiano colto, ma soprattutto sa giocare bene a freccette.
A dispetto dei classici bulli che al cinema fanno sempre tanto parlar di sé, il regista, alle prese con il suo primo lungometraggio, ha voluto puntare tutto sull’eccezione, quella che ha reso il film più godibile, divertente e senza ombra di dubbio ha fatto conoscere a chi già non lo conosceva, un altro pezzo d’Italia.
La commedia, divertente inno al vino e all’allegria dei friulani, viene impreziosita dalla grande idea dello zio di “usare” il nipote, inizialmente spina nel fianco, come una possibile fonte di guadagno. Paolo infatti è l’opposto del nipote, non è uno stinco di santo, anzi, è bugiardo, passa il suo tempo libero a bere e nell’alcool trova la sua ancora di salvezza, affondando i suoi dispiaceri riguardanti in particolare la sua ex moglie.
Tutto ciò finché non arriva al paese quello “strano” di Zoran, che come un perfetto burattinaio, Paolo riesce a sfruttare per assicurarsi un futuro migliore. Riuscire a vincere un bel gruzzoletto, perché solamente con la fortuna ormai si riesce a campare, è l’unica occasione per potersene andare da un’altra parte lontano dal passato.
Il vuoto di Paolo viene riempito quindi da Zoran e quest’ultimo troverà nello zio un simpatico amico, una spalla e alla fine anche un sostegno. Sono infatti proprio i due pesi e le due misure, letteralmente, a rendere il film frizzante e gustoso, la coppia Battiston-Presnikar è il muro portante del film, ne delinea comicità, vivacità e malinconia, emozioni e sentimenti come amore, amicizia, odio e rabbia, presenti e ben palpabili.
Condito da divertenti gags e personaggi ben caratterizzati e nel vero senso della parola “a tutto tondo”, in Zoran, il mio nipote scemo, si respira l’aria di campagna, di vino e di vigne, che proveniente direttamente dal Friuli, terra natia del regista, entrano prepotentemente nella pellicola, facendosi personaggio ed elemento che funge da “fil rouge”, donando alla pellicola quel tocco particolare e frizzante che lo rende alcoolicamente divertente.
Alice Bianco