Un castello in Italia – Recensione
Per il suo terzo film da regista, Valeria Bruni Tedeschi decide di raccontare la sua storia, riflettendo in maniera autobiografica con leggerezza su tematiche difficili e importanti.
Louise (Valeria Bruni Tedeschi) si innamora di Nathan (Louis Garrell), un ragazzo più giovane di lei, proprio nel momento in cui la famiglia di lei sta vivendo un drammatico declino. Ludovic (Filippo Timi), suo fratello, è gravemente malato e non resta far altro che vendere la lussuosa casa di famiglia per pagare tutti i debiti.
“Un castello in Italia” è un film che viaggia tra l’irritante, a causa di una protagonista di rara antipatia, e la voglia di raccontare i temi della malattia, dell’amore e del declino senza però riuscire a trovare la strada più convincente.
Le intenzioni della regista, che ha volutamente tagliato fuori dalla sua vicenda il personaggio della sorella Carla Bruni preferendo focalizzarsi sul rapporto a due con il fratello, sono confuse, non riesce a prendere una direzione univoca perdendosi su più strati che faticano a legarsi tra di loro.
Quella che osserviamo con partecipazione o meno, è la vita della stessa cineasta che racconta il suo mondo in una sorta di auto-parodia inzuppata di umorismo con il quale, in maniera qui sì molto intelligente, la Bruni Tedeschi prende in giro se stessa e la vita dei più abbienti. Non c’è insicurezza in quello che racconta e il tutto, ma mano che si prosegue, si trasforma da intelligente a furbo, come se la stessa regista voglia farsi vedere “ironica” per ricevere l’assoluzione da parte del pubblico come se dicesse “Non è colpa mia se sono ricca, e anche la nostra casta ha i suoi problemi”.
La sensazione generale che si ha è quella che la pellicola sia composta da un accozzaglia di scenette, gag, che mettono ironia anche su temi gravi, ma senza arrivare da nessuna parte realmente.
Per fare di “Un castello in Italia” un bel film ci voleva quella profondità che invece manca, quel sentimentalismo che langue non permettendo allo spettatore di rapportarsi con i personaggi.
Un film più da televisione che da cinema che non incide come dovrebbe, sbagliando troppe volte registro.
Sara Prian