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Planes – Recensione

Da casa Disney, ma non direttamente dalla famiglia Pixar come si potrebbe pensare, arriva lo spin-off di Cars, “Planes”. Una pellicola debole, basata sulla solita e consolidata formula dell’outsider che non ha più molto di originale da dire.

Dusty è un aeroplano da campagna, di quelli che dissemino il fertilizzante nei campi. Ha però un sogno: partecipare alla competizione aerea più importante e girare il mondo, nonostante la sua fobia per l’altezza. Riuscirà Dusty a vincere le sue paure e a conquistare il titolo di campione?

“Planes” è una pellicola veloce, indolore, che proprio per questo motivo lascia poco allo spettatore e il tutto sembra creato principalmente per cavalcare l’onda del franchise e accontentare il pubblico dei più piccoli.

La sceneggiatura è, infatti, il punto più debole dell’intera opera che si impone per l’accattivante impianto visivo (con parecchie soggettive) delle competizioni, più che per l’intreccio narrativo.

La miriade di personaggi che appaiono sullo schermo suscitano sicuramente simpatia (gli aiutanti degli aerei ricordano i Minions di “Cattivissimo me” seppur privi di spessore) anche grazie all’intelligente scelta dei creatori di ironizzare sulle caratteristiche di tutti i paesi del mondo. Questo però non aiuta a dar loro quella profondità a cui il cugino “Cars” ci aveva abituato. I personaggi, purtroppo, risultano la brutta copia del film Pixar: c’è il carro attrezzi amico del protagonista, il mezzo considerato inadatto per vincere, i mezzi di altre nazionalità, tutte caratteristiche che avevano reso,  in particolar modo, “Cars 2” superiore al precedente e che qui vengono riproposti in maniera posticcia, non riuscendo a raggiungere il livello di struttura narrativa che ci si aspettava.

Le tematiche viste e riviste (il “loser” che diventa campione, l’amicizia, la delusione, il vincere le proprie paure) non apportano niente di nuovo al mondo dell’animazione e a quello del cinema in generale, trasformando “Planes” in una pellicola evitabile.

Che al timone non ci sia la Pixar, se non l’idea e la produzione di John Lasseter, si sente tutto e il regista principalmente televisivo Klay Hall, delude e risulta inadatto per tenere per le briglie un film che piacerà, purtroppo, solo ai più piccoli meno esigenti.

Sara Prian

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