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Un Weekend da Bamboccioni 2 – Recensione

Dopo che già il primo capitolo aveva faticato ad ingranare la marcia in qualcosa di diverso dalla commedia infarcita di gag e immancabile morale, Danny Dugan ci riprova con “Un weekend da bamboccioni 2”, una commedia stucchevole che lascia ben poco spazio alla qualità.

Lenny (Adam Sandler) e i suoi amici si trovano ancora una volta ad affrontare la vita da adulti, tra nuovi figli in arrivo e anniversari in vista.

Quando si viene a contatto con questo tipo di pellicole, viene spontaneo chiedersi perché attori che hanno dimostrato di avere un grande talento decidano, da un giorno all’altro, di dedicarsi a pellicole in cui il termine “accozzaglia” è quello che meglio le descrive.

“Un weekend da bamboccioni 2”, che continua con questa orrenda traduzione italiana, non è altro che un insieme di gag che cercano di strizzare l’occhio ai 40enni mai cresciuti.

Il gruppo di amici, di cui non si perde nemmeno tempo a farli conoscere perché si suppone (erroneamente) che tutti abbiano visto il primo capitolo, sta affrontando la vita adulta anche se non riesce a dimenticare il passato quando erano giovani e si divertivano tra feste e bagordi. Ma oltre a questo non c’è altro, tutto rimane sulla superficie, la morale la si intuisce, ma l’intelligenza nel raccontare qualcosa che molti stanno attraversando manca e si perde in una miriade di battute e situazioni idiote.

Una su tutte lo scontro con le nuove generazioni, in questo caso i bulli capitanati da un inutile Taylor Lautner. Ed è proprio il confronto generazionale la tematica principale sul quale il film vorrebbe poggiare la sua struttura narrativa che, invece, si dimostra fragile e piena di crepe.

Se c’è una cosa riuscita sono proprio i bambini che con le loro trovate e battute sono sicuramente una spanna sopra al cast degli attori più maturi e importanti.

Il resto si perde in cliché blandi su come gli adolescenti d’oggi non siano come quelli di un tempo, sul “si stava meglio quando si stava peggio” e via discorrendo. Adam Sandler, una volta capace di commedie piacevoli e anche fuori dagli schemi, non riesce più a convincere come un tempo, imprigionandosi in pellicole come questa che vorrebbero parlare di moltissime cose,  ma che finiscono per accennarle solamente,  lasciando un senso di inutilità ad uno spettatore annoiato.

Sara Prian

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