Metegol 3D – Recensione
Arriva al Festival di Roma il primo film dedicato interamente al calcio balilla direttamente dal regista argentino premio Oscar, Juan Jose Campanella.
Dopo aver sbancato i botteghini nel suo paese di origine “Metegol 3D” racconta la storia di Amadeo, un ragazzo timido, che sa fare una sola cosa bene nella sua vita: giocare a calcio balilla. Sfidato in una partita dal bullo locale Grosso, riesce a vincere, conquistando così le attenzioni di Laura. Passano gli anni e Grosso è ormai una stella del calcio (le sue sembianze ricordano quello di Cristiano Ronaldo) e ha un diabolico piano in mente: radere al suolo la città per costruire un parco a tema a lui dedicato con il più grande stadio mai visto. Ma più di tutti vuole la rivincita con Amadeo che potrà contare però sulla squadra di calciatori di plastica che prenderanno vita.
La prima sensazione che salta subito all’occhio è la cura nel dettaglio di Campanella nella ricostruzione degli interni di uno stadio che, grazie anche al 3D, risultano più vivi e reali che mai. Ma non solo il campo da gioco e i tifosi, ma anche gli stessi personaggi sembrano quasi essere reali, tanto da mostrare anche le vene dentro gli occhi. Difficilmente, negli ultimi anni, tranne forse in casa Disney si è visto un film di animazione così minuziosamente curato. Questo nonostante le persone in carne ed ossa risultino disegnati più “piatti” rispetto agli omini di legno.
Buona parte della pellicola si costruisce attraverso i flashback di un anziano Amadeo che racconta questa storia/fiaba al proprio figlio Mati.
Il regista, pur cambiando in qualche modo stile e direzione, rimane fedele alle sue tematiche concentrandosi sempre in una piccola realtà, come la cittadina descritta nella pellicola, che si trova a combattere con una minaccia che proviene da qualcuno di più ricco e potente. Campanella, in maniera leggera e ironica come deve essere la chiave di un film di questo genere, denuncia anche la situazione che vive ora il calcio, comandata più dal denaro che dalla passione.
Quello che vuol far risaltare il premio Oscar, riuscendoci, è il rapporto tra la minaccia e il valore delle persone meno abbienti che non risiede nel portafoglio, ma nei loro cuori e nella forza di volontà. Così Amadeo diventa portavoce di quel mondo soggiogato che guarda con speranza, ma anche paura, la realtà di chi il mondo ce l’ha tra le mani, ma che decide di affrontarlo, di mettersi alla pari per dimostrare che anche lui/loro hanno qualcosa da dire.
Se, come detto, i dettagli nello stadio sono da elogiare, in qualche modo “Metegol” fallisce dal punto di vista dell’atmosfera che non riesce a coinvolgere, durante il match, così appieno lo spettatore.
A parte questo non c’è niente che manca in questa bellissima pellicola di Campanella, che porta sui teleschermi una storia divertente, che suscita sorrisi sinceri e che emoziona come una nuova versione di “Toy Story”.
Sara Prian