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TIR – Recensione

Con la struttura del documentario in presa diretta, il regista Alberto Fasulo illustra la quotidianità e gli affanni del camionista Branko al lavoro per le strade del Nord Italia. La fatica ininterrotta, i problemi economici, l’incontro con alcuni colleghi italiani in sciopero. Animato da buone intenzioni e impegno, “Tir” pecca di un cattivo tempismo. E’un difetto non da poco quando si pratica questo genere di cinema, nel quale è si richiesto di non lasciarsi sfuggire l’essenziale ma è anche indispensabile tagliare il superfluo al millimetro per prevenire la noia. L’obiettivo si ferma sui personaggi oltre il consentito ed il necessario, e per una volta si sente la mancanza di una voce fuori campo che compatti la narrazione facendo da filo conduttore. Uniche occasioni in cui il film prende aria sono le riprese in soggettiva dall’interno del veicolo in movimento, cariche di magnetica suggestione specie se viste sul grande schermo (se fossero accompagnate da un adeguato accompagnamento musicale, si potrebbe rimanere a guardarle per ore). Attirare l’interesse è un conto, attirare l’attenzione e mantenerla desta per un ora e mezza è un altro paio di maniche. Come avere tra le mani un attrezzo utile e vitale, però inservibile. Molto probabilmente sarebbe stato più saggio e conveniente sviluppare il tema in episodi tv di breve durata, possibilmente con narratore esterno.

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