Hunger Games – La ragazza di fuoco – Recensione (2)
Dopo aver sbancato i botteghini al primo weekend negli Stati Uniti, arriva anche nelle nostre sale il secondo capitolo della saga di Hunger Games, La Ragazza di fuoco, cambiando la regia, da Gary Ross a Francis Lawrence acquistandone in qualità, ma perdendosi leggermente nella struttura narrativa.
Dopo aver vinto l’ultima edizione degli Hunger Games, Katniss (Jennifer Lawrence) e Peeta (Josh Hutcherson) sono impegnati a continuare a fingere il loro amore davanti alle telecamere. Ma durante il tuor della vittoria in giro per i distretti, qualcosa è cambiato, la popolazione vede in Katniss la scintilla per iniziare una rivoluzione contro Panem. Per il Presidente Snow (Donald Sutherland) non rimane altro da fare che fermare sul nascere le insurrezioni, istituendo l’edizione della memoria dei 75esimi Hunger Games dove a partecipare dovranno essere tutti i vincitori delle precedenti edizioni.
Si torna in Arena, sì ma probabilmente per troppo poco tempo. “La Ragazza di Fuoco”, infatti, non viene gestita in maniera equilibrata dal regista di “Io sono leggenda”. Dopo una prima, e lunga, parte dedicata più ai discorsi che ai fatti, ci si ritrova sul campo di combattimento dove tutto, invece, prende troppa velocità, come le lancette dell’orologio, non lasciando tempo allo spettatore, soprattutto a chi è vergine dei libri, di assimiliare gli avvenimenti. Tutto accade rapidamente, scimmie assassine, nebbie acide, fulmini, acqua, ferite: il disorientamento che Gary Ross aveva messo in atto attraverso la shaky cam, Lawrence lo fa con una seconda parte di sceneggiatura forse un po’ troppo caotica.
Ma questo è sicuramente un piccolo neo che non inficia il risultato complessivo della pellicola che si rivolge, ancora di più rispetto al primo film, ad un pubblico adulto, più avvezzo ai film seri e con una morale politica e societaria di non poco conto.
Impossibile non rimanere avvolti dalle atmosfere sature e grigie del distretto 12, per poi essere fagocitati dalla giungla e dal suo verde claustrofobico. Dove la fotografica e la recitazione giocano un ruolo assolutamente fondamentale.
Jennifer Lawrence, che meriterebbe un Oscar più per la sua interpretazione sempre più consapevole di Katniss rispetto a quella, vinta, per “Il lato positivo, è qui trascinante e magnetica, portando sullo schermo una protagonista ancora più coraggiosa, ma che non ha paura di mostrare le proprie debolezze.
Non si può poi non fare un parallelo tra il tour della vittoria iniziale con il tour promozionale che Lawrence, Hutcherson e Hemsworth si sono trovati a vivere negli ultimi mesi. Jennifer come Katniss è la scintilla che ispira sia nella finzione che nella vita reale, dove il coro che ineggia il nome dell’attrice si sostiuisce al canto della ghiandaia imitatrice.
“La Ragazza di fuoco” pecca, probabilmente, anche un po’ di freddezza non riuscendo a coinvolgere pienamente dal punto di vista emotivo lo spettatore che però, non sentirà il peso delle 2 ore e mezza di proiezione grazie, soprattutto, ad un cast completamente immerso nei ruoli.
Sara Prian