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Un fantastico via vai – Recensione

Il Pieraccioni che non ti aspetti, quello di un “Un fantastico via via”. Commovente, ironico e profondo in un film che forse mette leggermente troppa carne al fuoco, ma lo fa dosandola in maniera impercettibile, trasformandosi così in una, quanto mai necessaria di questi tempi, sincera commedia all’italiana.

Arnaldo Nardi (Leonardo Pieraccioni) dopo essere stato cacciato da casa dalla moglie Anita (Serena Autieri) convinta che l’uomo abbia un’ amante, finisce per vivere in una casa di universitari. Qui Arnaldo li aiuterà a ritrovare la fiducia in loro stessi e a continuare a sognare e, rimettendo apposto la vita dei giovani, riuscirà anche a ricostruire i cocci della sua esistenza.

Elementi che hanno reso classico un certo tipo di cinema americano, vengono qui italianizzati al meglio, in una pellicola che Leonardo Pieraccioni dedica ai giovani, alle speranze del futuro, metaforicamente disegnato come una nave che solca il mare a scoprire terre che si credevano inesistenti, e, in particolare, alla figlia (con una commovente canzone che potrete sentire nei titoli di coda).

Il rapporto tra giovani e adulti è uno dei temi centrali dell’opera che il regista/attore, nei panni di un padre a tutto tondo, ci racconta nel suo stile ironico, ma assolutamente veritiero. Ed è così che in un periodo di assoluta crisi, non solo economica, ma soprattutto dei sentimenti e dell’animo impoverito, Pieraccioni ci mette davanti l’altra faccia della medaglia, troppo poco mostrata, quella dei giovani con i valori, meritevoli, che possono anche essere dei maestri per gli stessi adulti, ma a cui manca solamente il coraggio di essere.

Mancanza di coraggio da cui non sono esenti nemmeno i più grandi, in particolar modo Arnaldo, incastrato in una routine quotidiana soffocante, incapace di cambiare, di offrirsi una possibilità per trasformare anche la sua di vita, senza dimenticare mai il valore della famiglia che, in questa nuova visione, ne esce ancora più perno fondamentale della nostra esistenza.

E non si intende solo la famiglia canonica, ma anche quella che si genera tra un gruppo di amici, tra un padrone e il proprio cane, tra una persona e il proprio lavoro.

Buona l’interpretazione dei giovani attori che riescono a dare spessore ai propri personaggi ai quali è impossibile non affezionarsi.
Pieraccioni con “Un fantastico via vai” ci regala una tra le sue opere più fresche, piene di ottimismo (e per questo coraggiosa) e d’amore, una lettera sincera alla figlia e a tutti i giovani che stanno facendo i prima passi nella vita vera.

Sara Prian

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