A spasso con i dinosauri – Recensione
Il fascino per i dinosauri al cinema non tramonta mai e sempre più spesso ci troviamo davanti a pellicole che raccontano quel periodo storico ognuno a suo modo. C’è chi come Spielberg li ha trasformati nell’incubo della nostra infanzia, chi come “La ricerca della valle incantata” ce li ha fatti amare e chi, ora, come Barry Cook e Neil Nightingale sforna un docufilm come “A spasso con i dinosauri” che avrebbe sicuramente potuto fare di meglio.
La storia è quella di Pachi, un dinosauro considerato da molti imbranato e inadatto alla vita di branco che, a causa di un attacco, sarà costretto a fuggire assieme al fratello in un’avventura che li porterà a diventare adulti, leader di un nuovo branco.
Curiosa operazione che unisce il racconto al documentario in un vero e proprio docufilm dedicato principalmente ai ragazzi e ai più piccoli. Lo spettatore attraverso l’uso funzionale del 3D viene immerso nel Cretaceo e si ritrova, come dice il titolo, in una passeggiata con i dinosauri che se da una parte svolgono la loro funzione didattica, dall’altra portano il pubblico in un’avventura che però, non ha molto da dire.
“A spasso con i dinosauri”, infatti, sembra non riuscire a trovare il giusto equilibrio tra narrazione e documentario, finendo per perdersi in entrambe le strade. Certo, il punto di forza fondamentale della pellicola sono i protagonisti, simpatici e irresistibili che si presentano come cantastorie esterni a posteriori di una vicenda passata. Non aspettatevi però che i dialoghi siano sincronizzati con i movimenti della bocca come siamo abituati: l’operazione fatta da Cook e Nightingale è particolare anche per questo motivo, facendo doppiare i personaggi come se sentissimo i loro pensieri, come una traduzione simultanea dei versi e ruggiti.
Il problema è che molte animazioni non risultano fluide, anzi quasi posticce, unendo il CGI a quello che sembrano dei movimenti in stop motion che stonano nel complesso della messa in scena.
Assolutamente inutile l’intro e l’epilogo con le persone in carne ed ossa, tra cui troviamo pure Karl Urban, che non aggiungono niente ad una storia da una sceneggiatura seriamente povera e prevedibile che sarà d’appeal per i più piccoli e gli adolescenti che sono già affascinati dai dinosauri, ma che non riesce ad intrattenere un pubblico più vasto.
Sara Prian