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Khumba – Recensione

Il periodo dei film da Oscar sembra, quest’anno, viaggiare in parallelo con moltissime uscite per ragazzi e soprattutto per bambini. Anche questa settimana, infatti, direttamente dal Sud Africa ci arriva ‘Khumba’, un’opera godevole, che sicuramente non brilla per originalità, ma che strappa qualche sorriso, battendo ancora una volta il terreno della crescita e dell’accettazione di se stessi.

Khumba è un cucciolo di zebra nato solo con metà strisce. Buona parte del suo branco crede che l’arrivo della siccità nella loro riserva sia dovuto al piccolo che, essendo diverso, ha attirato la sfortuna. Così Khumba si imbarca in un viaggio alla ricerca delle strisce mancanti in compagnia di due inseparabili amici: una gnu e uno struzzo.

Inutile negarlo il regista Anthony Silverston con ‘Khumba – Cercasi strisce disperatamente’,  ricalca l’avventura di Simba ne ‘Il Re Leone’. Gli elementi base sono gli stessi: un cucciolo che si sente in colpa, un membro della famiglia che muore, un’avventura fuori dalle mura protette, due amici simpaticissimi lo aiutano e le iene a fare da contorno allo Scar di turno.
Questo però non toglie che il film, soprattutto per i più piccini, ma anche per gli adulti, risulti godibilissimo, grazie ad alcuni momenti che strappano un sorriso sincero e altri che fanno riflettere.

‘Khumba’, infatti, si rivolge forse più agli adolescenti che ai bambini piccoli con il suo messaggio parlando dell’accettazione di se stessi e di far diventare quel difetto che tanto odiamo il nostro punto di forza. Proprio la morale è comprensibile dai primissimi minuti del film, ma la piccola zebra dovrà compiere un lungo percorso per comprenderlo. Quello stesso percorso che si trasforma in metafora del tragitto che giovani, ma anche adulti, devono affrontare nella loro vita per dire ‘va bene se io sono così’.

Con le voci originali di Liam Neeson, Steve Buscemi, Laurence Fishburne, Annasophia Robb, Jake T. Astin, ‘ Khumba’ risulta un buon prodotto, divertente e ponderato, che coinvolge e non rischia, nell’avventura, di essere troppo statico, ma introduce degli elementi, come dei personaggi irresistibili e assolutamente fuori di testa, che rendono il tutto scorrevole e godibile.

Sara Prian

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