Tarzan 3D – Recensione
Non è una novità: le storie più classiche, che nel corso degli anni hanno imperversato sul grande e piccolo schermo in versioni “animate” e non, sono, oggi, rivisitate e riproposte con nuove tecniche per sorprendere e adattarle ai gusti e alle aspettative del pubblico contemporaneo.
Dopo Biancaneve e il cacciatore e il più recente La bella e la Bestia, è la volta di Tarzan, l’uomo-scimmia, la cui vicenda viene riproposta in una versione animata in 3D, elaborata dalla tecnologia motion capture.
Tarzan 3D rispolvera dall’immaginario collettivo un personaggio popolare, ben noto al grande pubblico. Orfano di padre e madre, il cucciolo di uomo, chiamato Tarzan, viene trovato ed allevato dalle scimmie. Tarzan cresce nella giungla fino ad incontrare la giovane e bella Jane, della quale si innamora, diviso tra la sua natura umana e la sua natura selvaggia.
Nella storia originale uscita dalla penna di Edgar Rice Borroughs a più riprese, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, Tarzan è figlio di due nobili inglesi che, naufragati in Angola, perdono la vita. Trovato dalle scimmie e chiamato da loro Tarzan (“Pelle Bianca”), il piccolo cresce nella giungla fino all’incontro con Jane e suo padre, abbandonati per un ammutinamento nello stesso territorio.
Tarzan 3D rinnova questa storia, ambientandola nel presente della giungla africana. Il piccolo J.J. è figlio di un esploratore che insieme a Porter, padre di Jane (rimasta a New York), è alla ricerca di un meteorite caduto in Africa. A causa di un incidente in elicottero, J.J. perde i genitori e viene trovato da una scimmia che lo alleva come fosse suo figlio. Dieci anni dopo Tarzan incontra Jane, in visita nella giungla dal padre. Le cose si complicano quando anche William Clayton giunge in Africa con avide intenzioni legate alla ricerca del meteorite.
Al di là di ogni variazione rispetto alla storia originale, gli elementi caratteristici del personaggio vengono conservati e uniti al 3D, il vero elemento che rende la pellicola preziosa, nuova e positivamente diversa. Tarzan si muove in modo disinvolto nella giungla tra una liana e l’altra, emette il suo grido distintivo e conosce la sua amata, dal cui incontro nasce la celebre frase: “Io Tarzan, tu Jane”.
Intorno al fulcro della trama, il film punta tutto sugli effetti speciali e scenografici. Il 3D è adatto e ben riuscito così da non lasciare indifferenti. La scenografia è, infatti, vivida, colorata, luminosa e vera. La giungla funge da protagonista, mostrata in ogni sua insidia e bellezza, con una vegetazione verde e rigogliosa, cascate e animali pericolosi (coccodrilli, serpenti e tigri). Un maggiore tocco di novità e contemporaneità è dato dall’elemento del meteorite, “un regalo dallo spazio” dalla cui scoperta possono derivare guadagni ed energia.
Il regista tedesco Reinhard Klooss riesce ad adattare perfettamente la tecnica del motion capture su Kellan Lutz (Twilight), nel ruolo di Tarzan, e Spencer Locke (Resident Evil), nel ruolo di Jane. Il risultato è una storia classica, dalla sana morale e da un buon ritmo, impreziosita dal 3D e gradevole sia per adulti, che per piccini.
Elisa Cuozzo