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Un Ragionevole Dubbio – Recensione

Ambizioso ma frettoloso, così potrebbe essere definito il nuovo film di Peter P. Croudins, ovvero Peter Howitt, conosciuto per Sliding Doors (1998). La pellicola porta infatti, in scena, una sceneggiatura dalle grandi potenzialità, che però man mano implode, avviluppando e lasciando tutto, nelle mani dei protagonisti.

Mitch (Dominic Cooper) è un procuratore distrettuale molto bravo ed astuto, che non ha mai perso una causa. Una sera si concede un po’ di baldoria con i colleghi e quando decide di tornare a casa in auto finisce per investire un uomo; spaventato lo abbandona dopo aver chiamato un’ambulanza. Venuto a sapere della morte dell’uomo e dell’arresto di un presunto omicida, fa di tutto per ottenere il caso e scagionare l’imputato, un meccanico di nome Clinton Davis (Samuel L. Jackson).

Thriller a medio tasso d’adrenalina, Un ragionevole dubbio, purtroppo non dice nulla di nuovo anche se all’inizio, quando il sentore che qualcosa di terribile sta per verificarsi, fa ben sperare. L’idea di fondo è quella di dimostrare come l’etichetta di ‘’criminale’’ non debba essere applicata solamente a chi appare un delinquente, bensì sottolineare che chiunque lo può diventare.

‘’L’abito’’ infatti ‘’non fa il monaco’’ e lo spettatore ben presto lo capisce. Davis e Mitch non sono poi così diversi fra loro, falsi, agiscono da delinquenti e sono portati ad avere atteggiamenti violenti, perché costretti.

Lo scopo di Davis è proprio quello di far capire al procuratore legale, cosa si provi ad essere nei panni dell’altro e come sia spesso difficile dimostrare la propria innocenza. Tutto ciò va a braccetto con la crisi di coscienza e il senso di colpa, sentimenti che accomunano entrambi i protagonisti.

La tensione e la suspense che il film offre, sono creati proprio grazie alla recitazione dei due e in parte anche al montaggio, ma i colpi di scena, i cambiamenti di prospettiva e i ribaltamenti di situazione, poco favoriscono la pellicola. Ancor peggio poi, ha fatto il voler prendere spunto dal film del 2009, Giustizia privata, ricalcandone il tema e modificandolo in peggio.

Ecco quindi che vien da chiedersi come un film di questo genere, dovesse per forza essere portato sul grande schermo, essendo molto più adatto ad uno televisivo. L’impegno profuso per costruire una sceneggiatura come quella di Un ragionevole dubbio, che di per sé poteva avere tutte le caratteristiche per essere vincente, finisce quindi per essere solo un buco nell’acqua, a discapito delle convincenti interpretazioni dei due bravi protagonisti.

Alice Bianco

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