Il Ricatto – Recensione
Sulla scia del claustrofobico Buried – Sepolto e ispirandosi lontanamente alla storica scena finale hitchockiana di L’uomo che sapeva troppo, Il Ricatto, diretto da Eugenio Mira è un film che si poggia interamente sul ritmo, non riuscendo però nemmeno così a salvare una sceneggiatura mediocre e mai avvincente.
Tom Selznick (Elijah Wood) è un famoso pianista che soffre di ansia da palcoscenico. Paura questa che l’ha tenuto lontano dalle scene per alcuni anni. Quando, però, decide di ritornare a suonare il suo amato pianoforte esibendosi davanti ad un teatro tutto esaurito, trova sul suo spartito una scritta ‘Se sbagli una nota, morirai’. Si ritrova così coinvolto in un concerto mortale, che lo costringe a non sbagliare niente, per non rischiare che lui o chi ama venga ucciso da un cecchino posto su uno dei palchetti.
Dopo un attacco poco brillante, troppo introduttivo e poco coinvolgente, utile solo a capire la psicologia del protagonista ma che viene inevitabilmente tirato troppo per le lunghe, il film vira improvvisamente, prendendo, in un climax crescente sottolineato e, soprattutto, aiutato dalla musica, ritmo.
Anche questo ritmo, però, si prende tutto il tempo per divenire tale, in un crescendo in adagio che sarebbe stato più funzionale far partire prima vista la durata minima della pellicola.
Un film, Il Ricatto, che visto senza audio non avrebbe senso di esistere, proprio perché la musica orchestrale diventa uno dei personaggi principali, colei che salva lo spettatore dalla noia e che permette alla sceneggiatura di procedere, anche se sempre arrancando, anche lì dove è debole.
Il problema del mancato coinvolgimento però continua, nonostante inquadrature interessanti con degli zoom improvvisi e primi piani che ricordano il grande vecchio cinema americano thriller degli anni 60-70.
La struttura narrativa è, infatti, troppo debole, troppo costruita sulla messa in scena e il montaggio, per poter permettere di considerare la pellicola di Mira un buon film, meritevole di visione o avvincente, cosa che non capita mai, nemmeno per un secondo.
Quello che infatti manca è il mordente, è il tenere lo spettatore appeso ad un film come era capitato con Buried. Qui, invece, si può solo apprezzare la voglia del regista di creare una pellicola che omaggia il cinema di un tempo, senza però raggiungerne i livelli.
Mira, infatti, confeziona un’opera goffa, a tratti grottesca e surreale che tenta in tutti i modi di far suoi e rendere moderne le caratteristiche del cinema di Hitchcock o De Palma, finendo però per sbagliare l’impostazione stessa dell’intera pellicola.
Il Ricatto è un film che sulla carta poteva dare tanto, ma che rimane piatto, mostrandosi anche accattivante dal punto di vista visivo, ma che non riesce a legarsi ben con la debole sceneggiatura tanto da risultare, a volte, involontariamente parodia di se stesso.
Sara Prian