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Ti ricordi di me? – Recensione

A metà tra una favola moderna e il racconto di una realtà con le sue mille sfaccettature, Ti ricordi di me?, opera seconda dell’attore e regista Rolando Ravello, si insinua timidamente nello spettatore, regalando una commedia romantica che si lascia guardare, ma che pecca di poca originalità, emozionando grazie alle interpretazioni dei suoi protagonisti, ma lasciando un po’ l’amaro in bocca.

Roberto (Edoardo Leo) incontra per caso Beatrice ‘’Bea’’ (Ambra Angiolini) ad una seduta di psicoterapia e se ne innamora, deciso a conquistarla. Ad ogni emozione troppo forte però, lei perde completamente la memoria, ed è per questo che ha un ‘’librone’’ dove annota tutto e poi ricomincia la sua vita, sempre da capo. Roberto è invece un cleptomane e scrittore di favole per bambini, egli dovrà riuscire a mantenere in vita questa storia d’amore, nonostante tutte le difficoltà, aiutato dall’amico Francesco (Paolo Calabresi) in crisi di coppia permanente.

Commedia leggera, favoleggiante ma agrodolce, che riflette sul significato dell’amore, del destino e dell’accettazione dell’altro, la pellicola di Ravello risalta per la sua capacità di distaccarsi da quelle classiche italiane, propendendo troppo però per quelle americane e francesi.

Ti ricordi di me? infatti, risulta povero nel suo impianto narrativo. Ricalcando la trama del film ‘’made in Usa’’, 50 volte il primo bacio (2004), ma utilizzando anche altri stratagemmi affabulatori tipici di commedie viste e riviste o di film come Il favoloso mondo di Amélie (2001), il film perde quell’appeal tutto dato dalle ingenue e genuine interpretazioni di Leo e della Angiolini, risultando misero nella sua originalità e nella sua capacità di raccontare.

Ciò che manca al film infatti, sembra essere l’equilibrio nei tempi della narrazione. La prima parte è caratterizzata dalla fase di conoscenza tra i due, i continui tentativi di approccio di lui e l’avvicinamento a piccoli passi di lei, l’altra mezz’ora di film è tutta dedicata alla precipitosa svolta melò. Per non parlare poi dello sviluppo della storia tra i due, sacrificata tra Polaroid e scene caratterizzate da ellissi temporali, che affettano la sceneggiatura.

Nata come una pièce teatrale, la sceneggiatura di Massimiliano Bruno, adattata da Ravello, Paolo Genovese e Edoardo Falconi, sfrutta i medesimi attori del palcoscenico, ma a parte il giusto incasellamento nei personaggi da parte di essi e nella loro descrizione a tutto tondo, la pellicola non riesce che a strappare qualche risata e non convince appieno, debole nella sua fluidità narrativa ed anche poco sognante, nonostante il tono favoleggiante. Un vero peccato!

Alice Bianco

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