Un amore Senza Fine – Recensione
Remake del film degli anni ’80 di Franco Zeffirelli, trionfatore delle nomination dei Razzie Awards del 1982, ‘Un amore senza fine’ diretto da Shana Feste, si trasforma in un film smielato, quasi da diabete, diretto principalmente ad un pubblico di adolescenti e che poco potrà interessare gli adulti.
Jade (Gabriella Wilde) è una ragazza di una famiglia ricca che, dopo la morte del fratello, ha passato gli anni delle superiori chiusa in se stessa e china sui libri per entrare alla facoltà di medicina. Invisibile a tutti tranne agli occhi di David (Alex Pettyfer), ragazzo dalle umili origini con un passato un po’ burrascoso che farà di tutto per avvicinarla. Quando tra i due scoppierà l’amore, la loro vita si complicherà a causa del padre di lei che non vede di buon occhio questa relazione.
Cliché, prevedibilità e romanticismo che fuoriescono da tutti i pori. Queste sono le tre caratteristiche di questo film che ha poco da dire se non quello di raccontare l’ennesima storia d’amore travagliata (anche se poi nemmeno tanto) tra due ragazzi che non hanno niente in comune e i cui genitori non vogliono che stiano assieme.
Un moderno Romeo e Giulietta, dove qui David viene, rispetto all’originale, tratteggiato meno da bad boy, e più da ragazzo della porta accanto, bello ma sfigatello. Un personaggio che sicuramente può far innamorare migliaia di ragazzine in tutto il mondo.
Se nella prima parte qualcosa si può ancora salvare, la seconda si trasforma irrimediabilmente in una minestra allungata di ciò che abbiamo visto in precedenza, diventando a tratti davvero pedante, in particolar modo nel quasi insopportabile personaggio di Jade.
Il vero spunto interessante di ‘Un amore senza fine’ si trova nel confronto tra le due famiglie, in particolar modo tra i due padri, interpretati da Robert Patrick e Bruce Greenwood. Il parallelo tra i due modi di rapportarsi con i propri figli, l’imparare ad essere dei buoni genitori al dispetto della propria classe sociale (cliché, cliché e ancora cliché), potrebbero essere lo spunto interessante su cui costruire un film… un altro film, però, non questo.
Purtroppo, infatti, il concentrarsi così tanto sull’amore volontariamente immaturo, visto il target, tra i due protagonisti, finisce per impoverire la pellicola, rendendola superficiale e poco coinvolgente, per un pubblico dai 20 anni in su.
Siamo sicuri, infatti, che agli under 20 questo tipo di storia piacerà sicuramente, dato che, in ogni caso, il film si lascia guardare anche se, come detto, si perde nella seconda metà.
Un occasione mancata per non fare il remake e lasciare l’originale, già brutto di suo, nello sgabuzzino.
Sara Prian