Gabrielle – Un amore fuori dal coro – Recensione
Libertà e amore, di questo e per questo, vivono i due protagonisti del documentario di finzione di Louise Archambault. Questo film, che è inno alla vita e valorizza le diversità, si contraddistingue per una spiccata sfrontatezza, naturalezza e semplicità, regalando delle inaspettate sorprese.
Gabrielle (Gabrielle Marion-Rivard) ha vent’anni, un deficit intellettivo e ama Martin (Alexandre Landry), un ragazzo che come lei ha alcuni problemi. Vivace e dotata di un grande talento musicale, Gabrielle canta nel coro de Les Muses de Montréal e trascorre le sue giornate in un centro per ragazzi ‘come lei’. Amata e legata a Sophie (Mélissa Désormeaux-Poulin), la sorella maggiore che sogna di raggiungere il fidanzato in India, Gabrielle desidera vivere e stare insieme a Martin. I due però, saranno osteggiati dalle loro madri e separati. Ma Gabrielle è decisa a vivere una vita normale.
Per Gabrielle e Martin non è facile essere considerati tali e a maggior ragione poter condurre una vita insieme da soli. Essi però, come tutti gli esseri umani hanno e sentono di avere delle specifiche esigenze: amarsi e farlo completamente.
All’interno del centro che li ospita, tutto sembra voler rendere la loro esistenza il più normale possibile, ma spesso sono gli adulti, in particolare i genitori, a sottolineare le loro diversità. Il coro aiuta Gabrielle e gli altri ad integrarsi e ad essere felice, mentre la famiglia di lei e di Martin, rappresenta un ostacolo.
Per la prima volta sullo schermo, la Archambault mette lo spettatore davanti ad un argomento che probabilmente non aveva mai nemmeno considerato: l’amore e il sesso tra diversamente abili. Lo fa con estrema delicatezza e spontaneità, ponendo in primo piano proprio i due protagonisti innamorati e il parere a riguardo delle loro famiglie.
L’abilità nella riuscita di questa pellicola è infatti attribuibile in gran parte al cast, ma soprattutto alle regia e ad una sceneggiatura originali, che affrontano con estrema genuinità e oggettivamente, dei temi importanti, troppo spesso tabù.
La libertà di fare le proprie scelte e vivere la propria vita, questo gridano a gran voce Gabrielle e Martin, in un ‘’coro’’ unanime che vuol dimostrare di poter farcela, in una decisione improvvisa da parte della stessa protagonista di provare a rendersi autonoma.
Il tutto viene affrontato con estremo coraggio e bravura dalla regista, che ha saputo rendere il diverso, normale, entrando in pieno contatto con i suoi attori (camera mano e inquadrature ravvicinate), seguendoli passa passo, ma lasciandoli liberi di esprimersi, perché è proprio la loro naturalezza e il vivere in prima persona i sentimenti, che li rende simili a tutti noi.
Alice Bianco