Quel che sapeva Maisie – Recensione
Ci sono film piccoli, che escono con un certo ritardo nelle nostre sale, ma per i quali non si può fare a meno di dire: “per fortuna che qualcuno ha deciso di distribuirlo”. E’ questo il caso di “Quel che sapeva Maisie”, diretto da Scott McGeee e David Siegel, un film toccante, pieno d’emozione, che non lascia indifferenti e colpisce per la capacità della piccola Onata Aprile di trasmetterci tutto il disagio di una bambina divisa tra i genitori e a loro invisibile, amata di più dai loro nuovi compagni, un Alexander Skarsgård e una Joanna Vanderham in grande spolvero.
Quando Susanna (Julianne Moore), grande star della musica, e il mercante d’arte Beale (Steve Coogan), decidono di divorziare, a rimetterci è la piccola figlia Maisie (Onata Aprile). Sballottata a destra e a sinistra da due genitori egoisti e irresponsabili, riesce a trovare la spensieratezza solo quando a prendersi cura di lei ci pensano i due nuovi compagni di vita di sua mamma e suo papà, che le daranno la speranza di potersi ricreare un nuovo felice nucleo famigliare.
Ci sono film che nelle loro imperfezioni riescono a convincere più di altri esteticamente e strutturalmente perfetti. Quel che sapeva Maisie è proprio uno di quei casi che grazie alla tematica umanamente molto toccante e dalle interpretazioni assolutamente all’altezza, ci regala uno dei film più interessanti della stagione e che ci fa versare parecchie lacrime.
Attraverso il punto di vista assolutamente privilegiato della piccola Maisie, che ci tocca il cuore con la sua silenziosità, bontà e maturità nell’accettare gli accadimenti nella sua esistenza, veniamo letteralmente sbattutti all’interno di un uragano di emozioni che si avvicina molto al cinema verità francese, dando un taglio psicologico e realistico alla pellicola.
Questo riesce a rendere la pellicola originale, senza prendere come esempio il trito e ritrito Kramer Vs Kramer, in particolar modo introducendo i due compagni dei genitori della piccola, vera sorpresa del film. Sono loro che, a dispetto di tutto, fanno i veri genitori: sono fragili, incasinati, eppure al primo posto mettono Maisie, cercando di darle quel conforto che la perfida Julianne Moore, ancora una volta perfetta nel ruolo, e il menefreghista Steve Coogan, non riescono a darle.
Eppure Maisie non fa i capricci, non urla, si adegua, con quello sguardo triste e indagatore che trafigge l’animo dello spettatore verso il quale, molte volte, cerca aiuto. Ed è proprio lei il fulcro dell’azione, grazie al quale le dinamiche narrative si dipanano e i personaggi scoprono se stessi e chi gli sta accanto.
Un film che colpisce nel profondo grazie alla bravura e al coraggio dei due registi di portare sulla schermo, a volte con una cruda schiettezza altre con tocco delicato, la realtà che colpisce molti bambini, contesi tra odio e scaramucce da genitori egoisti ed infantili.
Quel che sapeva Maisie rimane dentro lo spettatore anche dopo che si sono riaccese le luci in sala, mantenendo di fondo una velata malinconia condita da una grande tenerezza che esplode nel finale; lì dove la felicità è finalmente a portata di battito di cuore.
Sara Prian