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Il Paradiso per Davvero – Recensione

Tratto dall’omonimo libro, arriva nelle nostre sale Il Paradiso per Davvero diretto da Randall Wallace, che ci porta in scena una riflessione sulla fede, sul bisogno di credere, ma anche sulla famiglia, calcando però la mano troppo sul perbenismo in una sceneggiatura a tratti troppo riflessiva che rende statica l’opera.

Todd Burpo (Greg Kinnear) è un pastore di una piccola comunità che cerca di sbarcare il lunario facendo altre attività. Dopo che il figlio Colton (Connor Corum) viene ricoverato per una perforazione di appendicite tutta la cittadina si ritrova a pregare per la salvezza del piccolo, che si salva miracolosamente. Quando torna a casa, Colton inizia a raccontare al padre dettagliatamente il suo viaggio verso il Paradiso e l’incontro con gli angeli e Gesù. Il tutto mentre Todd si ritrova a combattere tra dubbi e incertezze della sua comunità.

Il Paradiso per Davvero difficilmente lascia indifferenti, scatenando all’interno dello spettatore delle riflessioni sull’esistenza o meno del Paradiso e di Gesù, tanto quanto sul ruolo della fede nelle nostre vite. E se questo da una parte aiuta l’elemento emozionale della pellicola, dall’altro al film non viene aggiunto niente altro, anzi viene tolta poesia all’esperienza del piccolo Colton, interpretato da un bravissimo e coinvolgente Connor Corum.

Nonostante una buonissima fotografia di Dean Semler, che eleva dal punto di vista visivo l’opera, il film stenta a decollare con dei momenti che toccano il cuore, ma rimangono fini a se stessi senza trovare una coesione generale.

Wallace riesce, senza però trovare un giusto equilibrio, a metterci di fronte i vari tipi di credenze e di rapporti di questa comunità religiosa verso Gesù, tanto che alcuni, praticanti, si trovano a mettere in dubbio la veridicità di quanto raccontato dal piccolo Colton. Questo è il punto dove dovrebbe davvero dipanarsi il film, il cineasta ci prova, ma manca d’incisività con la sensazione che abbia paura di dare poco spazio al racconto del bambino da una parte e le reazioni della comunità dall’altro, trovandosi in questo modo bloccato in un vicolo cieco.

E così Il Paradiso per Davvero non riesce a creare quella tensione drammatica di cui avrebbe bisogno, non c’è una vera e propria risoluzione della vicenda (il che potrebbe anche starci se l’impronta data fosse quella del mistero) e manca anche di un climax che risulta, invece, completamente piatto.

La pellicola di Wallace infila una scena dopo l’altra senza trovare una sua identità, una sua strada ben definita, regalando solo (o almeno) sprazzi d’emozione, privando però il film di quella straordinarietà che l’evento raccontato necessitava. Occasione mancata.

Sara Prian

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