Ghesseha – Tales – Recensione
La ‘signora del cinema iraniano’ arriva in concorso a Venezia 71 con Ghesseha (Tales), tornando con forza ed emozione ai suoi forti personaggi femminili raccontando, però, questa volta un macrocosmo fatto di più storie, di più persone che rappresentano stati sociali diversi.
Una visione a 360 gradi quella della regista, sull’Iran di oggi, dove si intrecciano le vicende di registi, intellettuali, ma anche semplici impiegati con un elemento, però, in comune: passione e amore.
Ghesseha è, infatti, una lettera d’amore generale che tocca madre e figli, mariti e mogli, amici, colleghi, la cui forza sta proprio nel sentimento, grazie ad esso riescono a trovare lo spiraglio di luce verso una vita migliore.
Storie infatti che si intrecciano, esistenze che prendono vita sullo schermo, accendendosi nell’incontro con in comune un mezzo (metaforico e non) da dover prendere per essere trasportato in una nuova vita.
Tales è un ritratto vivo della società iraniana, che parla universalmente a qualsiasi pubblico di sopravvivenza. Una sopravvivenza che si divide tra il denaro e l’amore al quale si dona un potere salvifico.
Nel cinema iraniano c’è sempre quella malinconia che rende le opere del paese intense e reali Rakshan Benietemad non si distacca da questa corrente neorealista, collegando le varie storie sullo schermo con fluidità ed intelligenza. Uno schema narrativo che si apprezza di più a film concluso, ma che permette, come in un grande puzzle, di incastrare i vari pezzi anche durante la visione.
Tales assume l’aspetto di un docu-film raccontando fatti che possono accadere, che accadono ogni giorno nella vita delle persone iraniane (ma non solo), raccontandole attraverso l’occhio voyeur (non onniscente) di un regista, in loco per girare un piccolo film. Quando egli non è presente, l’occhio della sua telecamera è sostituito da quello invisibile della telecamera della Benietemad, che fa da testimone alla denuncia perpetrata da Tales.
Punto focale, come detto, nel cinema della regista sono i personaggi femminili: forti, coraggiosi, in prima fila a combattere per il loro microcosmo famigliare e/o macrocosmo della società.
Sono i vari ambienti in cui una donna può interagire che interessano alla regista, che dipinge un quadro variegato dell’universo femminile iraniano, sempre in bilico tra tradizione e modernità.
Tales non è un film per il grande pubblico, ma è un gioiellino costruito con perizia ed intensità, parlando di verità scomode che riguardano la vita quotidiana, dove le storie, per quanto piccole, formano un affresco composto da eroi(ne) di tutti i giorni che fanno della forza, del coraggio e dell’amore la loro arma più potente.
Sara Prian