The Humbling – Recensione
Dopo Wilde Salomé (2013), Al Pacino ritorna al Festival del Cinema di Venezia con due film ed è proprio in The Humbling, che, in qualche modo, interpreta se stesso, sebbene la sua carriera non sia sul viale del tramonto come quella del protagonista. Tratto dall’omonimo romanzo di Philip Roth, la pellicola narra una storia di rinascita, di cambiamenti e di riflessione su se stessi.
Simon Axler (Al Pacino), è uno dei più grandi attori teatrali della sua generazione, ma dopo una parte fallimentare sul palcoscenico, sembra aver perso il suo talento. Il pubblico l’ha abbandonato e il suo agente non sa come convincerlo a tornare in scena. In questo atroce resoconto di una terrificante autodistruzione, trova una momentanea e apparente consolazione in una donna di 35 anni, Pegeen Mike Stapleford (Greta Gerwig), figlia di un amico di famiglia.
Adattamento per due quarti fedele al romanzo da cui è tratto, The Humbling pone al centro della pellicola un uomo fatto e finito, che si ritrova a calcare per l’ultima volta un palcoscenico, un po’ come Chaplin nel ruolo interpretato da lui in Luci della ribalta. Proprio come il protagonista del film, Axler intrattiene una relazione con una ragazza più giovane ed è proprio questo suo rapporto a rappresentare il punto di svolta della narrazione.
La storia raccontata, prima da Roth e poi da Levinson, è di per se una storia semplice, senza tanti fronzoli, che si concentra sulla caduta e rinascita di un uomo e attore alla soglia dell’anzianità che trova in una donna con trent’anni di meno una nuova roccaforte. Ed è proprio quando Peegen fa capolino in casa di Axler, che la pellicola acquista ritmo e si trasforma, in concomitanza con i cambiamenti che entrambi i protagonisti subiscono.
Lei da omosessuale trasandata cerca di trasformarsi e diventare una etero, lui auto dirottatosi sul viale del tramonto si rialza grazie a Peegen. Due esistenze che si incrociano, che sembrano voler evolvere il loro rapporto, ma che per diversi motivi finiscono per far implodere la loro relazione.
La verve comica e la chimica fra la Gerwig e Pacino sono pero l’elemento principale della pellicola, senza i loro siparietti comici infatti, The Humbling, completamente snaturato degli elementi esplicitamente sessuali presenti nel romanzo, sarebbe risultato povero ed arido.
Con una seconda parte molto più divertente e comica, che vede un Al Pacino inedito ed una degna spalla destra come lo è Greta Gerwig, The Humbling si rissolleva dopo una prima parte in bilico tra degna performance teatrale, con un rispettabile Pacino shakespeariano ed una malinconica e solitaria convivenza con se stesso che finisce per affettare il ritmo, regalando però un finale a piena interpretazione personale, sebbene esplicito, che chiude in bellezza e tragicità una pellicola che sa indossare entrambe le maschere del teatro greco, commedia e tragedia insieme.
Alice Bianco