Tutto può accadere a Broadway – Recensione
Commedia alla Lubitsch quella che segna il ritorno dopo 13 anni dal suo ultimo lungometraggio di finzione per il cinema (nel mezzo documentari e film per la tv) di Peter Bogdanovich che con questo She’s funny that way ci regala il ritorno del grande cinema, con una commedia brillante come non si vedeva da anni, coadiuvata da una sceneggiatura perfetta ed interpreti irresistibili.
Siamo a New York, dove Arnold Albertson (Owen Wilson) è un regista teatrale e televisivo di molto successo che decide di mettere in scena la sua ultima produzione a Broadway. La protagonista sarà la moglie accanto al divo Seth Gilbert (Rhys Ifans). Ma la prima sera che il Arnold si trova a New York chiede la compagnia di una escort, Isabella (Imogen Poots). L’uomo chiacchierando con lei scoprirà i suoi sogni e le regalerà 20mila dollari in cambio però dovrà lasciare la sua attuale occupazione per diventare attrice, carriera che insegue da sempre.
Una commedia degli equivoci come Rumori fuori scena, una sceneggiatura pazzesca controllata nel dettaglio per non lasciare niente al caso, anche se sullo schermo deve apparire che tutto sia casuale, un cast in completo stato di grazia, con una sempre più lanciata Imogen Poots. Questo è She’s funny that way, omaggio a quel cinema in bianco e nero o delle prime commedie, che ci faceva sognare e staccare la spina davvero.
Si perché in un mondo cinematografico fatto di biografie, effetti speciali ed impegno sociale, per distrarsi dalle fatiche della vita si è costretti a ripiegare su commedie spicce con battute grossolane e volgari. La forza del film di Bogdanovich sta, invece, proprio nel farci evadere ma attraverso un film che è una lezione di cinema, come solo il miglior Woody Allen, e lo stesso Bogdanovich, ci han saputo regalare.
Trovare un difetto a questo She’s funny that way è molto difficile, perché il tutto è costruito con un ritmo talmente serrato da non aver tempo di trovare possibili sbavature tra una sincera risata e l’altra. Non ci sono grandi tematiche da analizzare, quello che ci si trova davanti è un film teatrale che fa della telecamera semplice metafora dell’occhio dello spettatore, puntando il tutto sulla chimica tra gli attori e sulla sceneggiatura, lasciando che il mezzo cinema sia solo una parola come un altra e non il dittatore che schiavizza la pellicola. She’s funny that way, infatti, vive al cinema come potrebbe vivere benissimo su un palcoscenico, traendo la sua linfa vitale non dai movimenti di macchina o dallo spettacolo, ma dalla solidissima struttura narrativa, più complessa di quello che può sembrare a prima vista.
È facile far piangere, meno ridere e se Bogdanovich riesce a farci venire le lacrime agli occhi dalle risate mostrando scene tipiche delle slapstick comedy anni 20 come, ad esempio, il far cadere dalle sedie, vuol dire che siamo davanti ad un cinema immenso e brillante di cui se ne sentiva assolutamente la mancanza.
Sara Prian