Boxtrolls – Le scatole magiche – Recensione
Chi ha amato l’acutezza di Coraline e Paranorman, non potrà non adorare la nuova opera di Stacchi e Annable, The Boxtrolls, tratto dal racconto di Alan Snow, Arrivano i Mostri! Umorismo e morale, ma anche un po’ di paura com’è di tradizione per una pellicola indicata però questa volta, ad un pubblico più piccolo di quanto ci aspettavamo.
Siamo a Cheesebridge nell’epoca Vittoriana, dove gli abitanti sono ossessionati dai soldi e dalle classi sociali. Tra di loro abitano i Boxtrolls, mostricciatoli creduti da tutti rapitori di bambini, ma che in realtà sono adorabili. Essi vivono ai margini della società, nelle fogne e rovistando tra i rifiuti. Tra di loro c’è anche un orfano umano che farà di tutto per far entrare i due mondi in contatto.
Metafora della vita dei senza tetto, di tutte quelle persone considerate diverse per un motivo o per l’altro e quindi ai margini della società. Il delizioso Boxtrolls decide di parlare direttamente ai più piccoli senza dimenticare di rivolgersi ai più grandi.
Lo studios d’animazione Laika, come sempre, non ha paura di raccontare storie scomode o di mettere sul piatto le paure della società moderna. Con un filtro più disincantato lo fa anche questa volta, mettendo al centro le famiglie di oggi, allargate e non convenzionali. E sono proprio questi diversi quelli ad essere considerati “mostri”, quelli da allontanare e guardare con sospetto.
Ed il messaggio per i bambini arriva chiaro e diretto: andare oltre le apparenze, superare preconcetti e paure, il tutto senza, questa volta, aggiungere niente di sovrannaturale. Sì perché di Boxtrolls ne vediamo tutti i giorni nelle strade, ma anche tra i nostri cari e la coppia di creatori lo sa bene, creando un grandissimo impatto emotivo ed empatico.
Si dice ‘l’abito non fa il monaco’, ma lo fa agli occhi di chi decide di etichettarsi e ti convince di essere in una certa maniera. Tu, etichettato, in un certo modo decidi di indossare quella maschera o, meglio, quella scatola dalla quale si fatica a liberarsi. È tutta una metafora quello che viene raccontato attraverso un universo fantastico, ma avvolgente, cupo, ma colorato di speranza.
La Laika ha il pregio di voler tenere in vita la tecnica dello stop motion sempre più superata dal digitale e di raccontare favole gotiche e ricche di profondità anche se con Boxtrolls ci si trova davanti ad un’opera inferiore rispetto alle precedenti e più banale dal punto di vista della prevedibilità.
Un omaggio al libero arbitrio, al coraggio di mostrare chi si è veramente senza paura del giudizio, il tutto all’interno di un’architettura affascinante, nonostante alcuni cliché, bilanciando il grottesco con la dolcezza, riuscendo a non far calare mai l’attenzione degli spettatori di ogni età.
Sara Prian