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The Stag – Se sopravvivo mi sposo – Recensione

Da Una notte da Leoni a Tre Uomini e una pecora, passando per Last Vegas; l’addio al celibato sembra essere un pozzo senza fondo per il mondo del cinema che ci attinge ogni volta che può. In questo filone si incastra anche The Stag – Se sopravvivo mi sposo, diretto da John Butler con Andrew “Moriarty” Scott tra i protagonisti. Un film riuscito che riduce, sorprendentemente, all’osso le volgarità, riuscendo anche a toccare le corde dell’emozione.

Un gruppo di amici, molto urbani e poco sportivi, decide di organizzare l’addio al celibato di uno di loro facendo una scampagnata tra i boschi e le montagne irlandese. Tra loro però si aggiunge il fratello della sposa, l’imponente “The Machine” che metterà in subbuglio i loro piani.

Bisogna mettere in chiaro fin da subito che con questo The Stag si sorride, ma non si ride sguaiatamente, grazie ad uso costante e anche ben dosato umorismo tipicamente british, nel quale si insinuano venature irlandesi.

John Butler esordisce con questo film alla regia e dimostra di avere talento soprattutto nell’equilibrio che riesce a donare alla sua pellicola, quasi distaccandosi dal filone dei pre-wedding movie di origine americana. La demenzialità è, infatti, ridotta al minimo necessario per far strappare qualche risata, ma la sceneggiatura decide principalmente di concentrarsi, e a ragione, sul rapporto fraterno e di amicizia tra i protagonisti.

E’ il cosiddeto bromance, quindi, il vero fil rouge di questa pellicola, nonché la scoperta e l’accettazione di se stessi a contatto con la natura  che riduce all’osso, oltre che, come detto, le volgarità, anche il loro essere uomini di città. Partendo infatti completamente imbacuccati e con tutto il necessario per sopravvivere, si ritrovano, alla fine,  completamente scoperti (sia emotivamente che fisicamente) con tanto di mutanda fatta di foglie o di pelliccia, proprio come gli uomini primitivi.

Tornare alle origini quindi, tornare a quando il tran tran quotidiano non ci inghiottiva, a quando a far girare le vite dell’uomo erano i rapporti tra le persone e non la tecnologia o l’immersione nel lavoro. E’ questo che Butler preme a far arrivare al pubblico, raccontandoci una storia d’amicizia che prende l’addio al celibato solo come pretesto per raccontarla, non per farci ridere, ma per farci riflettere e, perché no,  commuovere. Da sottolineare anche un’emozionante esibizione canora del bravissimo Andrew Scott che ci ha fatto, davvero, venire i brividi.

The Stag – Se sopravvivo mi sposo, scardina i cliché delle pellicole di genere e li porta su un nuovo livello, più intimo e introspettivo, dandoci, finalmente, un nuovo ed interessante sguardo sul mondo dell’addio al celibato.

Sara Prian

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