40 sono i nuovi 20 – Recensione
La commedia è proprio un… vizio di famiglia! Si potrebbe dire parafrasando il titolo di una famosa commedia di qualche anno fa.
La definizione è corretta, se si pensa che la regista di questo 40 sono i nuovi 20, Hallie Meyers Shyer, è figlia d’arte: i genitori sono infatti due assi della commedia americana Charles Shyer e Nancy Meyers, lui regista, lei sceneggiatrice e regista. Titoli come Il padre della sposa e Baby Boom (scritti da lei, diretti da lui) o come What Women Want, L’amore non va in vacanza e Tutto può succedere (diretti e scritti da lei) sono un bagaglio importante che ha orientato decisamente i gusti della giovane cineasta in direzione ‘rosa’.
Che quindi si possa parlare di ‘vizio di famiglia’ è cosa certa per una giovane regista che fin da piccola è cresciuta a ‘pane e commedie’. Anche in questo caso il marchio di fabbrica della premiata ditta Meyers-Shyer si riconosce subito: interpreti attraenti, belle case, cospicui conti in banca. In un universo siffatto l’unica preoccupazione sono i problemi di cuore, al massimo qualche accenno ai problemi dell’età.
La protagonista del film è Alice (Reese Whiterspoon), una quarantenne che è stata appena lasciata dal marito, con due figlie a carico. La donna ha appena deciso di tornare a Los Angeles, nella casa dove è cresciuta e che ha appena risistemato. La sera del suo quarantesimo compleanno, mentre è in un locale a festeggiare con le sue amiche, incontra tre giovani filmmaker in cerca di sistemazione e accetta di ospitarli per un breve periodo. Il guaio è che fin da subito Alice è irresistibilmente attratta da uno di loro, Harry (Pico Alexander), un ragazzo molto più giovane di lei che le fa provare emozioni ormai dimenticate. Ma la situazione si complica quando all’improvviso il suo ex marito Austen (Michael Sheen) decide di fare marcia indietro e le chiede di tornare insieme. Ora Alice deve scegliere tra la sua famiglia e una nuova travolgente storia d’amore.
I quarant’anni. Da sempre un momento cruciale nella vita di una donna, ma oggi ancora di più. Oggi che le quarantenni sono donne più affascinanti, più consapevoli si se stesse, più realizzate, i vecchi cliché sull’età sembrano superati da un pezzo. Come ha dichiarato Reese Whiterspoon “E’ importante a quarant’anni cercare nuove possibilità e riprendere in mano la propria vita”. E le statistiche parlano chiaro se si pensa che secondo un recente sondaggio il 72% delle donne italiane di quarant’anni sente di avere un’età inferiore a quella anagrafica (ma la stessa cosa si potrebbe dire delle cinquantenni).
Niente di particolarmente nuovo quindi vedere una quarantenne che sembra una ragazza alle prese con un giovanotto anagraficamente molto più giovane di lei.
La commedia che segna l’esordio come regista e sceneggiatrice di Hallie Meyers-Shyer è un film garbato e leggero, dallo spiccato sapore di favola (e il nome della protagonista, Alice, sta lì a ricordarlo).
Qualche spruzzata autobiografica qua e là (anche la protagonista del film è cresciuta nell’ambiente cinematografico con un papà famoso regista) cerca di insaporire il piatto, anche se la Meyers-Shyers, ha parlato genericamente di ‘temi tanto cari’. Certo, il paragone con una mamma tanto illustre non regge, se pensiamo che Nancy Meyers nel corso della sua lunga carriera ha saputo inventare donne ambiziose, forti, ma anche reali e vulnerabili. Al contrario, la ventinovenne neoregista sembra ancora acerba, il suo è un film esile e a tratti inconsistente, dove anche i ‘topoi’ ripresi dai film della celebre mamma non hanno lo stesso impatto. Le lacrime iniziali della bionda protagonista davanti allo specchio (triste al pensiero di ritrovarsi sola al traguardo dei quaranta) non hanno lo stesso pathos di quelle della più matura Diane Keaton che si struggeva per amore di Jack Nicholson nel grazioso Tutto può succedere. La seppur bellissima villa di Los Angeles dove la bionda Alice si è appena trasferita non ha lo stesso appeal della meravigliosa villa sull’oceano della scrittrice Diane Keaton nel film diretto da Nancy Meyers.
Insomma, se già le commedie di Meyers mamma descrivevano un mondo di pochi privilegiati, una realtà patinata ma ricca di un certo fascino ‘old style’ e di un certo struggente romanticismo, il film d’esordio della figlia resta un film incapace di prendere lo spettatore anche sul piano strettamente sentimentale. Perfino l’attrazione fatale della bionda protagonista per un ragazzo di ventisette anni resta trattenuta in una serie di scene che non coinvolgono.
Al di là della fascino ancora ‘acqua e sapone’ della regina della commedia americana Reese Witherspoon e della bellezza un po’ acerba del giovane Pico Alexnder, l’unica cosa che resta è il fascino sempreverde di quell’icona del cinema statunitense che risponde al nome di Candice Bergen, capace ancora di ammaliare anche nei panni di una nonna settantenne.
Elena Bartoni