50/50 – Recensione
Adam è un simpatico ragazzo di ventisette anni che vive la sua vita con una certa rassicurante quotidianità, un lavoro in radio che lo gratifica, Kyle, un amico secolare con il quale condividere tutto e Rachel la sua splendida ragazza da amare. Eppure la vita di Adam viene sconvolta un pomeriggio come un altro dopo un banale controllo, quando frettolosamente e con una certa monotonia il medico gli comunica che ha un cancro, un cancro maligno sulla colonna vertebrale. La reazione del ragazzo è simile alla sensazione di essere dentro una bolla, insomma non può succede a lui, lui non beve, non fuma, fa addirittura la raccolta differenziata!lui è uno che fa la differenza! Eppure si sa, il male non guarda in faccia nessuno, che tu sia un buon cittadino o un cattivo amante della natura ti colpisce quando meno te l’aspetti e ti travolge. Così Adam si ritrova a dover affrontare tutta la trafila che richiede il caso, prima la chemioterapia, poi forse, un intervento. Nel frattempo le persone che lo circondano reagiscono ognuna in maniera differente, la sua Rachel è talmente “sconvolta” da non riuscire neanche ad abbracciarlo, (ma poi si capirà perché), Kyle non fa che trovare modi per sfruttare la situazione e fargli capire che con il cancro si può rimorchiare di più, mentre la mamma (un’incantevole Anjelica Huston), già impegnata ad accudire il marito affetto dal morbo di Alzheimer, si fa pervadere dall’ansia e dalla premura. Ma Adam come reagisce? Con una stravagante accettazione incredula, infatti la sua calma incosciente è un po’ la forza del film, si sottopone al ciclo di chemioterapia e alle sedute con una psichiatra laureanda con naturalezza, come se quel 50/50 % di sopravvivenza lui lo possa sopportare.
La storia di questo film è una storia che parte da dietro la pellicola, è la vicenda dello sceneggiatore Will Reiser che ha vissuto in prima persona l’esperienza del cancro Schwannoma, ed ha deciso di raccontarla attraverso 50/50, affidando la regia a Jonathan Levine. E’ la sua storia, la sua malattia e il suo umorismo, racchiusi da momenti duri, ma anche aspetti divertenti, quelle strane ed inspiegabili situazioni che avvengono quando meno te lo aspetti, un racconto che ha deciso di concentrarsi sulla commedia, evitando i soliti e facili stereotipi del genere che puntano al melodrammatico e a colpire lo spettatore sui sentimenti. Levine e Reiser hanno confezionato una pellicola tenera, che racconta le vicende di Adam con disarmante naturalezza, alternando in maniera saggiamente equilibrata, i momenti terribili dell’esperienza del cancro a quelli più scanzonati. L’andamento della vicenda, cinematograficamente parlando, non racconta nulla di nuovo, se non per il modo in cui si è deciso di farlo appunto, evitando facili sentimentalismi e concentrando le scene del protagonista al suo rapportarsi con con gli altri personaggi, in continui confronti e scontri, il tutto mentre lui stesso affronta i suoi demoni e le sue paure, facendo emergere tutta la sua umanità e la sua voglia di vivere. Simpatica la cerchia dei malati, che per alleviare il dolore della chemio si riunisce per fumare della marijuana, curativa si intende, un cast amalgamato e affiatato da Joseph Gordon-Levitt reduce da un grande anno lavorativo, allo scapestrato Seth Rogen (amico della coppia degli autori) fino alla dolce psichiatra Anna Kendrick, che pur non riuscendo nel suo lavoro, trova spazio nel cuore del protagonista.
Sonia Serafini