7 Minuti – Recensione
Da una parte la paura per sé, per la propria famiglia, per il futuro in generale, dall’altra, la volontà di sottrarsi alle minacce, ai ricatti, ai compromessi. 7 minuti è la nuova pellicola diretta da Michele Placido, una trasposizione cinematografica dell’omonima piéce teatrale, a sua volta tratta da fatti realmente accaduti, che vede al centro della vicenda un gruppo di donne, costrette a fare i conti con il lavoro e il futuro: reagire o accettare qualsiasi cosa?
I proprietari di una nota azienda tessile italiana cedono la maggioranza della proprietà ad una multinazionale francese. Sembra che non siano previsti licenziamenti, operaie e impiegate possono tirare un sospiro di sollievo, ma c’è una piccola clausola nell’accordo: undici rappresentati donne, dovranno decidere per sé e per i colleghi, se accettare la richiesta dell’azienda o meno. Si accende così il dibattito e prima del voto finale emergono le storie, fatte di speranza e ricordi, di donne, madri e figlie.
La vita e il futuro appesi a 7 minuti. Undici vite diverse di donne, che dovranno scegliere di dire si o no a loro rischio e pericolo, con la possibilità concreta di opporre resistenza o asservire il potere, il tutto tra caos, logica e giustizia.
La paura entra nelle loro vite, come più volte viene ripetuto e allora è l’istinto di sopravvivenza a farla da padrone, spesso mandando all’aria i cosidetti diritti. Essere donna è difficile, lavorare come operaia ancor di più e l’ombra del trasferimento delle imprese all’estero con una forza lavoro sottopagata è la minaccia incombente: cosa fare quindi?
C’è chi dice decisamente no, chi al contrario, per mantenere la famiglia decide di tenersi quello ”straccio” di lavoro per mangiare e pagare il mutuo. L’importante però, è riflettere, non fare scelte azzardate, mettere in tavola le possibilità e confrontarsi. Ed è proprio in quel momento che la tensione esplode.
Il climax arriva nell’esasperazione delle undici protagoniste: ognuna ha una storia diversa alle spalle, ognuna sa se può o non può rischiare e lo spettro della crisi aleggia sopra al ”tavolo delle decisioni”. Tutte le rappresentanti del mondo globale contemporaneo, riunite per decidere sul futuro, se essere le prime o meno a mettere in atto una rivoluzione.
Trarre le conclusioni non è facile, ciò che è palese invece è la costruzione del film. L’impianto è puramente teatrale, la famosa Ottavia Piccolo, già protagonista a teatro della medesima piéce, è sostenuta da un altrettanto bravo cast, attrici conosciute o meno, tutte ugualmente forti nella loro interpretazione. Sincere, stimolanti, fanno riflettere, ponendo lo spettatore nella posizione di partecipante attivo alla discussione in corso, spontanee e convincenti.
Sono l’anima del film, una pellicola che dovrebbe avere una più larga diffusione, per stimolare e dare coraggio o semplicemente affinché se ne parli, perché nel 2016, la condizione delle lavoratrici è ancora un argomento spesso difficile da trattare, tabù o spesso, semplicemente relegato al silenzio, perchè conviene di più.
Alice Bianco