Adaline – L’eterna giovinezza – Recensione
Lo spazio-tempo, l’amore che vince su tutto e riesce a sconfinare andando al di là di ogni concetto fisico, questo in poche parole ciò che propone la favola romantica diretta da Lee Toland Krieger, premiato anche al Sundance Film Festival. Una pellicola che in alcuni punti non brilla certo di originalità, ma in grado di coinvolgere il pubblico, in particolare quello femminile, per una storia dove il vero protagonista è il tempo.
Nessuna pozione magica per Adaline Bowman (Blake Lively), che nata nel 1908, all’età di 29 anni è vittima di un incidente d’auto ed un improvviso fenomeno meteorologico la rende immortale. Da quel momento smette di invecchiare e vede passarle la vita accanto: la figlia Fleming (Ellen Burstyn) diventa un’anziana signora e Adaline impara a non innamorarsi per non doverne soffrire, passando i decenni a cambiare casa e vita, ogni volta che qualcuno comincia ad accorgersi che ha sempre lo stesso aspetto fisico. Quando incontra Ellis (Michiel Huisman) però, un 30enne con cui è amore a prima vista, Adaline inizia a cambiare idea, non sapendo che l’attrazione per Ellis ha radici lontane.
L’elisir di eterna giovinezza tanto decantato in leggende e favole, arriva sul grande schermo regalando l’ennesima storia d’amore che affronta il tema scientifico dello spazio-tempo, ma che più in generale riflette sul significato di mortalità, dell’importanza dello scorrere del tempo e degli aspetti positivi e negativi di tutto ciò.
Ad accompagnare le varie tappe della vita della protagonista, quasi fosse un compagno e come se si appartenessero l’un l’altra, è proprio il Tempo con la T maiuscola. Gli anni scorrono, Adaline non invecchia, ma riesce pur sempre a cavarsela in qualsiasi periodo storico e come accade di solito nelle favole, alla fine incontra il suo principe azzurro.
La fredda Adaline, disposta a rimanere da sola per il resto della sua vita e a non innamorarsi, alla fine cede, come le era successo in passato, dimostrando che l’amore può tutto, che riesce ad andare al di là dell’età e dell’aspetto fisico, perché ciò che non cambia è l’animo umano e i sentimenti.
Vari i temi interessanti affrontati da Adaline: L’Eterna giovinezza, una pellicola suddivisa in due parti distinte: la prima, concentrata sul perché la protagonista sia eternamente giovane, che gira un po’ su se stessa crogiolandosi sulle splendide scenografie, costumi ed accompagnamento musicale e una seconda più melò, con un classico lieto fine, come da prassi. A rendere tutto ancora più favolistico la voce onnisciente del narratore, che con la sua misticità accompagna lo spettatore in questo viaggio tra passato e presente.
Con una regia classica, con solamente qualche inquadratura capovolta che dona un tocco di artisticità ed una sceneggiatura in alcuni punti banale, la pellicola rimane comunque un buon prodotto di intrattenimento, in grado di attirare il pubblico e regalargli un classico lieto fine che sebbene scontato, fa sempre bene al cuore.
Alice Bianco