Annie – La felicità è contagiosa – Recensione
Trentotto anni fa debuttava il musical a Broadway, nel 2015, dopo alcuni trascorsi in tv, Annie arriva sul grande schermo inglobando il suo passato (era nato negli anni ’20 come striscia fumettistica) e facendolo proprio, in un miscuglio discreto di modernità, bei sentimenti e sempre meno politica, più fiabesco che altro.
Annie (Quvenzhané Wallis) è una bambina che vive in una casa famiglia, guidata dall’isterica signorina Hannigan (Cameron Diaz), artista frustrata col vizio dell’imbroglio e della bottiglia. Annie avrà la fortuna di incontrare il signor Stacks (Jamie Foxx), un facoltoso magnate della telefonia mobile e candidato a sindaco di New York, che la prenderà in affido. Annie diventa così lo strumento per incrementare la campagna elettorale dell’uomo, ma il legame tra i due andrà al di là del puro interesse politico.
La Annie originale, quella del film anni ’80 aveva i capelli rossi ed un cane come amico, nell’era di Obama, la ragazzina orfana è nera, viene da Harlem ed è pronta a portare brio nella Grande Mela del nuovo millennio. Salvata nella sua corsa per le vie di New York da un magnate afro americano come lei, l’incontro fra i due sarà un vantaggio per entrambi.
Al centro della vicenda non c’è più il New Deal di Frank Delano Roosvelt (tema originale dei fumetti), bensì l’eroico Stacks, che vede Annie come asso nella manica per accrescere la sua popolarità, in un mondo ultramoderno e globalizzato come quello che fa da sfondo al film.
Modernizzazione che si ritrova anche nei brani musicali, la pellicola infatti, lascia da parte molti testi dell’opera originale per affidarsi a canzoni più conosciute e recenti appartenenti all’R’nB, pop e funky senza però escludere i famosi ed immancabili “It’s the Hard Knock Life” o “Tomorrow”.
La rivelazione degli Oscar 2012, Quvenzhané Wallis recita, canta e balla con grande sicurezza e l’accoppiata con Jamie Foxx è ben riuscita. Numerose sono le gags spassose con protagonisti i due, così come Foxx da solo, mentre Cameron Diaz e Bobby Cannavale impersonano quegli antagonisti poco cattivi e tanto, troppo, redenti.
Il messaggio finale del film traspare però proprio dal legame fra Annie e Stacks: famiglia non vuol dire necessariamente sangue, bensì affetto e sentimenti, quelli buoni e genuini che esprime la pellicola.
Il regista Will Gluck, abituato alle commedie come Easy Girl (2010) e Amici di Letto (2011), ha voluto quindi cimentarsi con qualcosa di diverso, una pellicola per famiglie, riuscendoci però, a metà. Annie rimane infatti una commedia piacevole e leggera a cui manca però qualcosa, forse troppo fiabesca e stucchevole, ancorata alla semplicità e al voler esprimere gioia e l’eccessivo buonismo.
Alice Bianco