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Bar Sport – Recensione

Amori, sfide a biliardo e a flipper, cappucini, la musica del jukebox, ma soprattutto tanti amici, tanti personaggi diversi e divertenti: tutto questo e altro ancora è Bar Sport. Tratto da uno dei libri più amati di Stefano Benni, il film di Massimo Martelli mette in scena un po’ tutto un universo di personaggi e situazioni che almeno una volta abbiamo incontrato o che ci piacerebbe conoscere. Nonostante la struttura composita ed articolata dell’originale cartaceo, il film di Martelli riesce a raccordare con garbo i diversi capitoli e i vari personaggi presenti nel libro. Il Bar Sport, gestito da Antonio il Barista, detto Onassis (Giuseppe Battiston) per la sua tirchieria, è molto più di un luogo di ritrovo, è un vero e proprio punto di riferimento. Gli avventori sono degli abituè, dei veri e propri tipi da bar che trascorrono gran parte del loro tempo in quello che ormai è diventato un ambiente familiare: troviamo quindi il Tennico (Claudio Bisio), colui che sa tutto di tutto; il playboy da balera e le vecchiette all’arsenico, l’inventore che gioca al flipper e il tutto fare, l’innamorato depresso e il nonnino che sputa, la generosa Elvira e il Cinno, il ragazzo di bottega che sa andare in bici senza mani e, infine, ma non meno importante, la Luisona, mitica pasta da bar, troppo bella quindi sicuramente decorativa, ma chissà se anche buona? Ogni personaggio è estremamente attuale e, pur scaturendo dall’immaginario ed avendo quindi una connotazione fantastica, è un archetipo, incarna delle tipologie umane ben riconoscibili e fa sì che Bar Sport sia la storia della provincia italiana di ieri e di oggi. Il Bar è un luogo dove si ascoltano e si raccontano storie, poco importa se siano vere o false, l’importante è essere lì per poterle ascoltare o raccontare., l’importante è sentirsi parte di una comunità, di un gruppo di amici inossidabili. Rispecchiando in pieno la poetica del romanzo ed avvalendosi di un cast più che valido, il film di Martelli è un film popolare nel senso più positivo del termine, è dotato di un’ironia e una comicità che non scadono mai nel volgare e sanno sorprendere lo spettatore con continui cambi di rotta. Altra nota di merito spetta sicuramente alle deliziose sequenze animate di Giuseppe Maurizio Laganà che si intromettono con garbo nel continuum filmico e sono sicuramente una trovata assai originale.

Sara D’Agostino

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