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Batman Begins – Recensione

Christopher Nolan inaugura la nuova trilogia dedicata ad uno dei supereroi più amati del mondo Marvel raccontandoci la genesi di Batman, ovvero come Bruce Wayne è diventato il paladino della legge di Gotham City.
La storia inizia con il giovane Bruce Wayne, figlio di miliardari, che assiste alla morte dei suoi genitori all’uscita dal teatro, per mano di un rapinatore. Inoltre un altro trauma lo colpisce: cade in un pozzo pieno di pipistrelli. Questi due eventi segneranno per sempre la sua vita. Incapace di liberarsi dal senso di colpa per non averli salvati, Wayne si ritira in una sorta di esilio in Himalaya, dove viene addestrato al culto ninja e con esso, apprende l’uso di diversi strumenti su come far giustizia. In seguito, torna a Gothman nelle doppie vesti di miliardario di giorno, e Uomo Pipistrello di notte. La sua copertura è garantita dall’affidabile maggiordomo Alfred e l’aiuto dello scienziato Lucius Fox.
Il solito film su Batman? Non esattamente. Durante la sua carriera cinematografica, Nolan ha dimostrato di essere un ottimo conoscitore della mente umana e dei suoi risvolti psicologici (da vedere “Inception”). L’uomo Bruce Wayne combatte contro l’uomo Batman, diviso tra il senso di giustizia e il far del bene.
Christian Bale interpreta qui l’eroe mascherato, non facendoci rimpiangere George Clooney, Michael Keaton o Val Kilmer dei primi capitoli. Michael Caine è il fidato Alfred, Liam Neeson è l’esperto di ninja che addestrerà Bruce Wayne; Morgan Freeman è lo scienziato che fornisce all’eroe i supporti per il suo successo; Gary Oldman è il commissario Jim Gordon, e infine abbiamo la graziosa Katie Holmes nel ruolo di Rachel, amica d’infanzia di Bruce.
La paura è il filo conduttore del film, a partire dai primi minuti, che raggiunge il suo culmine con Bruce nel pozzo dei pipistrelli. Lo stesso Batman fa della paura la sua arma più potente.
Il film esce nel 2005 e fa record di incassi – superato solo dal suo seguito, “The Dark Knight” – dimenticando il flop abissale di “Batman e Robin” del ’97.

Verdiana Paolucci

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