Blue Valentine – Recensione
Le conseguenze di un amore spesso fanno male, tanto male. Blue Valentine è una storia d’amore controcorrente, dura e vera, per nulla edulcorata, per nulla favolistica, per nulla rosa.
L’inizio e la fine, la fine e l’inizio di un amore, fatalmente intrecciati.
Blue Valentine racconta la storia di Dean (Ryan Gosling) e Cindy (Michelle Williams) una giovane coppia sposata con una bambina, Frankie. Il loro matrimonio sta attraversando un momento di crisi: i due decidono allora di allontanarsi passando una notte fuori di casa per cercare di ritrovarsi. Dean e Cindy trascorrono una notte nella stanza di un motel mentre ripensano al loro incontro e ai felici momenti del corteggiamento fino alla decisione di sposasi. Ma il presente è fatto ormai solo di sofferenza per un un’unione in profonda crisi.
Dopo la premiazione al Sundance Film Festival del 2010 e la presentazione al Festival di Cannes sempre nel 2010 nella sezione “Un Certain Regard”, il film arriva finalmente in sala. Un’opera dalla storia travagliata, durata dodici anni, nata nella mente del regista Derek Cianfrance nel 1998, anno in cui scrisse una sceneggiatura che credeva sarebbe presto divenuta film. Ma gli anni passarono e alla fine Cianfrance decise di iniziare a provare a fare qualche ripresa con i due attori protagonisti. Le vere riprese tuttavia, previste per la primavera del 2008, furono poi rimandate a causa della morte dell’attore Heath Ledger, in segno di rispetto per la protagonista Michelle Williams, ex compagna dell’attore e madre di sua figlia. Un’altra curiosità: per girare le scene del presente, i due attori hanno trascorso davvero un mese insieme in una casa in affitto, dove hanno fatto la spesa, cucinato e … litigato.
Il film ruota attorno a due personaggi con diversi lati oscuri, pieni di delusioni e insoddisfazioni e ha un finale aperto che lascia molti punti interrogativi. Un’opera che è un vero “duetto” tra un uomo e una donna, attraverso il passato e il presente, la giovinezza e le tappe verso la vita adulta, tra sentimenti contrastanti come l’amore e l’odio. L’amore che spinge anche a gesti incoscienti e l’odio che esplode dalla rabbia repressa per un sentimento che ha cambiato segno. Opposti come amore e odio, avvicinamento e allontanamento, urla e silenzi segnano tutto il film.
Con interessante scelta tecnica, Cianfrance decide di girare le scene del passato dei due protagonisti in 16 millimetri e con camera a mano proprio per far venire fuori le “viscere” dell’emotività con la camera che si muove insieme al personaggio. All’esaltazione della fisicità della giovinezza girata con mezzi liberi, fa da contraltare la parte del presente e della maturità girata in digitale con due camere, una su ognuno dei due attori. Ecco lo scarto temporale, il passato e la libertà di movimento e il presente claustrofobico con poco spazio per respirare. A simboleggiare la spontaneità dei sentimenti del passato è la scena più emblematica del film: Gosling con un ukulele intona una canzone per la Williams (nominata all’Oscar nel 2011 per questa interpretazione) che improvvisa dei passi di tip-tap davanti a una vetrina.
Il film scuote e desta interrogativi difficili: come si può rianimare un amore? Cosa fare quando i tuoi sogni legati al futuro con un’altra persona non si realizzano?
“Qualche certezza deve pure esistere, se non di amare bene, almeno di non amare” questi versi del poeta Dylan Thomas sembrano calzare alla perfezione alla storia di Dean e Cindy. La drammatica constatazione sembra quella di Dean, uno straordinario Ryan Gosling, che si scontra con la sua drammatica impotenza di “amare bene” ma non riesce a non amare. L’uomo, che ama ancora sua moglie, si accorge che il suo amore, in quanto tale, non produce amore, si rende conto che per mezzo della sua esperienza, da persona “amante” non riesce a fare di sé stesso una persona “amata”. Il suo amore è come paralizzato, sospeso, il suo bisogno di riempire un vuoto con calore umano è ormai frustrato. E la straziante scena finale mostra questa devastante presa di coscienza.
Per merito della distribuzione Movies Inspired il film arriva ora nelle sale italiane con tre anni di ritardo. Una pellicola dal classico sapore “indie”, una storia d’amore intima, sofferta ed emotivamente complessa, sicuramente ben diretta e ottimamente recitata. Ma non per tutti.
Elena Bartoni