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Buoni a nulla – Recensione

Al Festival di Roma arrivano gli “uomini buoni”, quelli che accettano quotidianamente e in silenzio piccoli e grandi soprusi. Sono i Buoni a nulla di Gianni Di Gregorio (regista rivelazione del 2008 con Pranzo di Ferragosto), commedia presentata nella sezione Gala della kermesse.
Ma chi sono i Buoni a nulla del film?
Il primo della lista è il protagonista Gianni (lo stesso Di Gregorio) un mite signore romano prossimo alla pensione che ogni giorno subisce ingiustizie su ingiustizie: dall’anziana vicina di casa rompiscatole, alle pretese dell’ex moglie, ai colleghi d’ufficio.
Le cose non vanno meglio quando a Gianni, dipendente di un ufficio pubblico a cui mancano sei mesi per andare in pensione, viene comunicato che deve aspettare altri tre anni per il pensionamento. Ma non finisce qui, l’uomo viene trasferito con effetto immediato da un ufficio del centro a una nuova sede fuori dal raccordo anulare. Mite come al solito, Gianni si rimbocca le maniche e si presenta nel nuovo ufficio dove viene subito messo in riga dall’inflessibile direttrice (Anna Bonaiuto). Ma c’è chi sta messo peggio di lui. E’ il suo nuovo collega di stanza, Marco (Marco Mazzocca), un ragazzo capace e mai ricompensato, un impiegato sempre disposto ad aiutare tutti: dal nuovo arrivato Gianni, fino a Christian (leccapiedi della direttrice) e Cinzia (Valentina Lodovini) la collega sexy cui non riesce a dire mai di no.
Ma arriva il giorno in cui Gianni decide di cambiare il suo stato, spinto anche dai consigli di Raffaele, nuovo compagno della ex moglie, dentista ma all’occorrenza medico di famiglia pronto a controllare pressione e ansia del povero Gianni (e a trasformarsi in una sorta di improvvisato psicoterapeuta). Ed ecco che il protagonista inizia la sua piccola rivolta che culmina in una serie di dispettucci, escamotage per arruffianarsi il prossimo e piccole angherie verso chi è più debole di lui. Finché anche Marco, sempre più vessato da tutti (e perfino da Gianni), decide di ribellarsi.
Buoni a nulla è un po’ lo specchio del suo autore-regista-attore, e non facciamo fatica a crederlo. Lo spunto nasce infatti da un semplice esame del proprio stare al mondo. Da sempre tendente a essere un uomo che, per “quieto vivere”, tende a subire le decisioni altrui, a non riuscire a dire di no, De Gregorio ammette di aver pensato al suo film come a una specie di test per capire davvero se, impegnandosi, si possa cambiare questa natura. La ricerca “sul campo” ha dato vita a risultati decisamente comici.
Garbato, è l’aggettivo, forse un po’ fuori moda, che calza alla perfezione al sessantacinquenne attore-regista e al suo cinema. Si, perché con questo suo terzo film Di Gregorio conferma la sua cifra stilistica unica che lo colloca in una posizione speciale nel panorama cinematografico italiano. Buoni a nulla è un’opera leggera nella migliore accezione del termine, delicata anche nelle sequenze in cui il protagonista sfodera la necessaria grinta, per diventare, non uno dei tanti prevaricatori del mondo d’oggi, ma semplicemente uno “che sa dire di no”. 
L’autore-regista ha questa volta il particolare merito di rivalutare la figura del ‘buono a nulla’ elevandolo da taciturna spugna capace di assorbire le prepotenze altrui a persona che sa il fatto suo, riconquistando la dignità con qualche colpo furbetto (le ‘attenzioni’ con cui il protagonista inizia a ricoprire la propria capufficio guadagnando un’immediata promozione) e qualche salutare sfogo.
Gli attori che affiancano De Gregorio sono tutti perfetti, a partire da Marco Marzocca, impiegato vessato da tutti e perfetto esempio di ‘buono a nulla’, a Valentina Lodovini bomba sexy capace di sfruttare con furbizia le sue generose forme, fino a Marco Messeri esilarante dentista con la vocazione dell’analista.
Un umorismo elegante, quasi sussurrato, per una commedia che porta la firma ormai riconoscibilissima di un artista dal tocco delicato e dal sorriso luminoso, un comico ‘involontario’ che può a tratti ricordare il grande Jacques Tati.
Colorito, delicato ma a tratti esilarante, il film di De Gregorio ridipinge con i vividi colori di un acquarello, la realtà spesso alienante, disarmante e cafona della Roma di oggi, tra grosse auto incastrate al millimetro nei vicoli del centro storico, prepotenti pizzaioli, bocciofili volgaroni.
Un film capace di coniugare leggerezza e intelligenza, sempre con un sorriso. In una parola, delizioso.

Elena Bartoni
 

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