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Carol – Recensione

Sfidando il cinema italiano, il botteghino e la morale, arriva sul grande schermo una delle pellicole più apprezzate all’ultimo Festival del Cinema di Cannes, Carol, del regista Todd Haynes. Come nei suoi film precedenti (Velvet Goldmine, Lontano dal paradiso) ritorna l’atmosfera anni Cinquanta e si affrontano temi sociali e sessuali, anche se è l’estetica, più di ogni cosa, a dominare la pellicola.

Ambientato nella New York del suddetto decennio, il film vede protagonista proprio Carol (Cate Blanchett) una quarantenne borghese intrappolata in un matrimonio con un uomo che non la ama e fin da subito, ammaliata dalla giovane Therese Belivet (Rooney Mara), una ventenne che lavora come impiegata in un grande magazzino a Manhattan. Tra le due scatta immediatamente un’intesa travolgente che le vedrà lottare per sfidare i tabù imposti dalla morale dell’epoca.

Diversità, voglia di giustizia, di affermarsi e di poter esprimere i propri sentimenti. Attraverso le parole di Patricia Highsmith prima e le splendide immagini di Haynes ora, rivive sul grande schermo uno dei romanzi in cui si manifestano la sofferenza, la forza d’animo e il coraggio di due donne, semplicemente alla ricerca dell’amore.

Il tenere nascosto un sentimento, ben riparato agli occhi degli altri per paura di essere scoperti e condannati, è la causa di tale patimento. Il dolore di entrambe è però, per gran parte del film, mantenuto in sordina, tenue esattamente come lo sono le tinte pastello della scenografia.

Un’unica scena, la parte che si può considerare di esplosione, vede Carol, sfogarsi e piangere davanti al marito e agli avvocati, che le negano un suo diritto: essenzialmente quello di vivere e provare sentimenti. Un argomento che, molto a cuore al regista, si manifesta con grande potenza emotiva, suggellato dall’ottima interpretazione della protagonista.

Delicata ed elegante come Rooney Mara, entrambe sono seguite passo passo dal brillante occhio di Haynes, che le incornicia in quadri scenici sensazionali, così come con primi e primissimi piani, resi ancora più sensazionali da una grana dell’immagine che ricorda il passato.

La parte più debole, di un film intimista che è puro godimento estetico, può essere considerata la sceneggiatura, così come i dialoghi, il film infatti, è più orientato verso gli sguardi e le movenze delle protagoniste, sono loro che fanno la storia.

Melodramma socio politico, Carol è quindi un viaggio di ricerca e scoperta, impreziosito da una grande raffinatezza ed eleganza, che riesce a coinvolgere, far riflettere, ma soprattutto cattura l’occhio e l’animo estetico.

Alice Bianco

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