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Carta Bianca – Recensione

Anche questa settimana una pellicola del cinema indipendente italiano si rivela soddisfacente, è il caso di Carta Bianca, opera di Andrea Zauli e Andrés Arce Maldonado, una, o meglio, tre storie di vita destinate ad intrecciarsi tra di loro, dove per l’amore non sembra esserci spazio, ma tutti sono desiderosi di riceverlo. Un film drammatico, noir con una vena romantica e positiva e con una regia che non lascia nulla al caso, dettagliata e vicina ai protagonisti.

Roma. Tra sabato e domenica, alla vigilia di San Valentino, Kamal (Mohamed Zouaoui), un giovane tunisino che sogna di diventare italiano, ma non ha il permesso di soggiorno e spaccia droga per sopravvivere, incontra Vania (Tania Angelosanto) una badante moldava, timida e religiosa, ma con un passato da prostituta, ma ha anche dei contatti con Lucrezia (Patrizia Bernardini), una determinata imprenditrice romana, che ama solo il suo cane, vive per la propria azienda ed è perseguitata dagli usurai. I tre si cambieranno la vita a vicenda.

Ambientato in una Roma che è tutt’altro che quella de La grande bellezza, Carta Bianca narra le vicende reali di tre persone totalmente diverse, almeno all’apparenza, ma pressoché identiche nella loro voglia di felicità, con i medesimi problemi economici, emarginate o emarginanti.

Il grigio, l’odore di asfalto, sangue e morte è il clima che si respira in Carta Bianca, tutti elementi che sono presenti e fanno da sfondo alle vicende narrate e ai tre protagonisti. Quella carta e quel bianco, non rappresentano altro che l’inizio di una nuova vita, proprio con lo scopo di trovare la serenità, l’essere amati ed essere felici.

Il bianco è vita nuova, ritrovata purezza, la voglia di cambiare e sognare il meglio. Per raggiungere questo meglio però, è pur sempre il denaro a mettersi in mezzo, Vania, Kamal e Lucrezia lo sanno bene, ma soprattutto comprendono bene che il denaro non è sempre sinonimo di felicità.

Tre ritratti che non lasciano nulla di nascosto, crudi, che si mostrano alla luce del sole nella grigia metropoli periferica romana, tre persone che i due registi hanno deciso di seguire da vicino, insinuandosi nelle loro case, sbirciando come dei voyeur e seguendoli ai lati delle strade. Nessuno li giudica, ma senza ombra di dubbio la denuncia sociale c’è tutta.

Carta bianca è un esempio di come il documentarismo possa fondersi con la finzione, mantenendo lo spettatore attento, grazie anche agli elementi noir e thriller, ma facendolo riflettere sulle questioni importanti come la solitudine e il razzismo, a volte troppo silenziose e relegate ai margini come le vite dei protagonisti.

Alice Bianco

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