C’era una volta un’estate – Recensione
Passato leggermente in sordina, arriva nei nostri cinema, dopo essere passato per il Festival di Torino, il nuovo dram-comedy all’americana che pur trattando le tematiche, tanto care al cinema di questi tempi, del divorzio e della crescita, riesce ad imporsi come un buon film, divertente, per tutta la famiglia.
Duncan (Liam James) è un ragazzino taciturno, considerato il classico sfigato, sempre un po’ ricurvo che sta attraverso quel periodo dell’adolescenza dove non sa a cosa appartenere. La madre Pam (Toni Collette) ha appena trovato un nuovo fidanzato, Trent (Steve Carell) e lui non riesce ad inserirsi in questo nuovo nucleo. Solo quando incontrerà Owen (Sam Rockwell) che gli offrirà un lavoro in un parco acquatico riuscirà a superare la sua timidezza e trovare la sua strada.
Crescere che fatica. Questa frase è il classico sottotitolo per moltissime commedie all’americana, ma che in “C’era una volta un’estate” riesce a svilupparsi, se non in maniera originale, in un modo godibile e sicuramente coinvolgente.
Il tema della crescita, nella pellicola che segna l’esordio alla regia degli attori, ma ancor più sceneggiatori premi Oscar per “Paradiso Amaro”, Nat Faxon e Jim Rash, segue qui due percorsi ben distinti che, alla fine, non possono non intersecarsi. C’è l’ovvia ricerca di un posto a cui appartenere da parte di Duncan, ma c’è anche la ricerca di appartenenza da parte della madre, Pam. Entrambi percorrono due strade che se da una parte sembra allontanarli, alla fine li avvicina, con una bellissima sequenza finale o meglio inquadratura, tanto semplice quanto toccante, che fa capire a Duncan di avere in lei un alleato per la vita.
Il parco acquatico, un po’ com’era stato il luna park di Mottola in “Adventureland”, si trasforma nel microcosmo dove il protagonista può finalmente diventare se stesso, scoprire lati del suo carattere, e smettere di trovarsi sempre in disparte, ma finalmente trovarsi al centro della scena. Da qui per Duncan si aprono i confronti con il mondo reale fatto di difficoltà e di adulti per i quali l’estate è sinonimo di sprin break, con tanto di continue feste e tradimenti.
Il cast poi è uno dei punti di forza assoluti del film: Steve Carell ci fa pregustare la sua bravura nel fare il bastardo di turno e che rivedremo poi in “Foxcatcher”, Toni Collette riesce, come sempre, a riempiere di sfumature il suo personaggio, Sam Rockwell come sempre fa il suo dovere di piacione comico, così come sorprende ancora una volta l’irresistibile vena trascinante di Allison Janney. A rimanere nel cuore però sono le interpretazioni dei più giovani, in special modo quella di Liam James che riesce a passare con estrema semplicità da sfigato a ragazzo che vuole prendere in mano la sua vita.
Di pellicole di questo genere (coming-of-age) ne abbiamo viste molte in questi anni, ma “C’era una volta un’estate” riesce sorprendentemente a conservare una spigliata freschezza, con scene molto divertenti e momenti che fanno riflettere.
Sara Prian