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Child of God – recensione (2)

Presentato in concorso alla 70° Mostra internazionale del cinema di Venezia Child of God è il nuovo film con James Franco in versione regista “dietro la telecamera”.

Tratto dal romanzo di Cormac McCarthy il film racconta la storia di Lester Ballard, un emarginato dalla società, che non riesce ad interagire con gli altri se non tramite la violenza.
Ispirato a una storia vera, di un serial killer necrofilo, il film presenta questo personaggio attraverso la violenza, ma ne esalta anche l’aspetto più compassionevole e fragile.

Questo ovviamente non ha come fine quello di giustificare le sue azioni, ma di analizzare il personaggio nella sua complessità, come vittima della condizione sociale a cui è stato relegato sin dall’infanzia.

James Franco convince dietro la macchina da presa, con una dicotomia fra lo spirito accademico che lo contraddistingue e la sua creatività scrosciante.
L’attore protagonista invece è un convincentissimo Sean Haze, che regge in maniera impeccabile e assoluta l’intero film sulle sue spalle.

Non c’è che dire, James Franco con questa pellicola a metà fra l’horror, il thriller e l’introspezione è risultato davvero brillante e in piena lizza per il Leone d’oro.

Eva Carducci

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