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Cinquanta sfumature di grigio – Recensione

Preceduto da una gigantesca campagna di lancio, arriva sui nostri schermi l’atteso Cinquanta sfumature di grigio, tratto dal primo libro della trilogia letteraria di E.L. James che è diventata un fenomeno globale. Tradotta in 52 lingue in tutto il mondo, ha polverizzato qualsiasi record di vendite con più di 100 milioni di libri ed ebook. Solo in Italia le copie vendute sono oltre 3.500.000. Era inevitabile quindi che un successo del genere diventasse film.
La storia vede protagonista una studentessa universitaria, Anastasia Steele, che sta per laurearsi in Letteratura Inglese. La sua vita cambia quando la sua amica Kate, direttrice del giornale universitario, le propone di sostituirla per un’intervista al giovane e ricco uomo d’affari Christian Grey. Anastasia accetta e arrivata alla Grey Enterprise nota un ambiente elegante dove tutte le dipendenti sono donne bionde e bellissime. Durante l’intervista Anastasia, è affascinata da Christian mentre il giovane uomo d’affari è incuriosito e attratto dalla studentessa e dalla sua ingenuità. Quando i due iniziano a frequentarsi, Anastasia inizia a rendersi conto che Christian ha gusti erotici particolari che gli fanno prediligere pratiche sessuali insospettabili. Il giovane le confessa di essere una personalità dominante e, se lei accetterà di intraprendere una relazione con lui, dovrà sottostare a precisi accordi (messi nero su bianco in un contratto) che includono la sua sottomissione a rapporti che includono pratiche sado-maso.
Come per ogni buona operazione commerciale di lancio, la confezione viene prima di tutto. Scintillante, patinata, levigata. Cinquanta sfumature di grigio ha una forma impeccabile che trasuda perfezione in ogni scena (anche laddove un capello fuori posto sarebbe stato più credibile).
Il diario letterario della scoperta del piacere da parte di una giovane donna si trasforma così, per mano della regista Sam Taylor-Johnson (video-artista di un certo calibro poi passata al cinema firmando nel 2009 Nowhere Boy, bel ritratto di un John Lennon adolescente), in pagina cinematografica che vorrebbe, almeno nelle intenzioni, mettere in scena una relazione molto complessa.
Ma troppe cose mancano. In primis, la fisicità di un rapporto così forte ed estremo (il sudore, i segni sul corpo di una pelle tormentata da piacere e dolore), tanto che il film finisce per mettere in scena l’atto sessuale come un esercizio freddo e ripetitivo. Senza voler fare accostamenti arditi, il discusso Lars Von Trier poco meno di un anno fa aveva mostrato davvero i lati disturbanti e disturbati (sangue compreso) di un più realistico rapporto sadomaso in Nimphomaniac – Volume II.
Ma qui siamo decisamente su un altro terreno. Una scenografia curatissima fatta di ambienti eleganti (come si confà alla classe sociale del giovane Mr. Grey), una fotografia super patinata, una colonna sonora molto accattivante (firmata dal noto Danny Elfman con il furbissimo inserimento di hit orecchiabili come “Love Me Like You Do” di Ellie Goulding), tutto concorre a rendere il packaging impeccabile.
Quello che latita è proprio l’erotismo, in tutto e per tutto: nessun fremito, nessun organo sessuale né maschile né femminile (la macchina da presa si ferma con grande precisione proprio un secondo prima di arrivare a certe parti del corpo), troppi ralenti a rendere soft le scene più spinte e sadomaso. I due amanti sono sempre e comunque troppo perfetti anche nei loro glutei scolpiti.
A far naufragare ancora di più il film, una sceneggiatura (scritta da Kelly Marcel) che abbonda di battute decisamente ridicole (“Io non faccio l’amore. Io scopo, forte” dirà Mr. Grey all’ingenua Ana) e di scopiazzature di pellicole ‘cult’ come American Gigolo (la scelta delle cravatte di Mr. Grey) e 9 settimane e 1/2 (quel cubetto di ghiaccio che scivola sul corpo nudo…). Ma magari fossimo davanti ad Adrian Lyne!
Perché qui tra frustini, manette, corde (utilizzati tutti in una famigerata “stanza dei giochi”), resta davvero poco se non tanti spunti ironici, come l’ovvia scena nel negozio di ferramenta dove Anastasia lavora (che caso!) e dove Mr. Grey si reca per acquistare corde, cavi e altre amenità. E ha suscitato più di qualche sorriso, pochi giorni fa, l’iniziativa della nota catena di ferramenta britannica B&Q di far leggere il libro di E.L. James ai propri dipendenti per tenersi pronti a rispondere alle eventuali richieste “particolari” da parte dei clienti e a consigliarli sull’uso di corde e nastro isolante; sempre nella stessa ottica sono state incrementate le scorte di alcuni prodotti usati da Mr. Grey nel film.
Ultima annotazione sui due attori protagonisti che fanno quello che possono per risollevare la pellicola: Jamie Dornan, bel viso e fisico all’altezza del ruolo, e Dakota Johnson, figlia d’arte (la mamma è Melanie Griffith, il papà Don Johnson) dal tipico volto acqua e sapone (ma la camicetta a fiori da timida collegiale della scena iniziale se la potevano risparmiare) che non sa far altro che mordersi le labbra per tutta la durata del film.
Una cosa è certa, gli incassi saranno sicuramente stellari perché il grande pubblico, trascinato soprattutto da grande curiosità, accorrerà numeroso e, forse, si accontenterà.

Elena Bartoni
 

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