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Come tu mi vuoi – Recensione

Dopo il successo di Notte prima degli esami la coppia Cristiana Capotondi – Nicolas Vaporidis compare di nuovo insieme sul grande schermo in Come tu mi vuoi (2007), esordio alla regia di Volfango De Biasi, autore della sceneggiatura e dell’omonimo libro.

Ambientata a Roma, la commedia romantica descrive il facoltoso mondo, fatto di lusso e apparenza, popolato da figli di papà, dediti alla vita mondana, droghe, motori e viaggi, e la realtà più vera, difficile, vissuta da chi non ha un alto conto in banca ed è costretto a guadagnarsi da vivere con fatica e sacrificio. Riccardo (Nicolas Vaporidis) appartiene alla prima sfera: mantenuto dalla famiglia, è leader di un gruppo di amici che trascorre spensierate serata in discoteca e che emargina i cosiddetti “sfigati”, chi studia e non veste all’ultima moda. Giada (Cristiana Capotondi) è una “comune mortale”: studentessa presso la facoltà di Scienze della Comunicazione, è la secchiona per eccellenza, intelligente e dall’aspetto poco gradevole (della serie “bella dentro”), costretta a fare la cameriera in una modesta trattoria per pagarsi gli studi. Il ricco e snob principe azzurro si accorge di lei quando, minacciato dal padre di non ricevere più soldi a causa della sua disastrosa carriera universitaria, decide di farsi impartire ripetizioni dalla ragazza. I due finiscono per innamorarsi con grande imbarazzo per Riccardo che evita di farsi vedere in pubblico con Giada per salvare reputazione e apparenze. Giada per amore cerca, così, di cambiare aspetto e atteggiamento per adattarsi a quel mondo falso e vuoto che aveva sempre disprezzato. Ma tutto ha un prezzo!

Il film si inserisce perfettamente nel filone delle pellicole adolescenziali made in Italy (Tre metri sopra al cielo, Notte prima degli esami, Scusa ma ti chiamo amore e Scusa ma ti voglio sposare) che tra il 2004 e il 2010 hanno appassionato milioni di giovani. Anche in questo caso la storia d’amore si costituisce di personaggi e situazioni stereotipate e l’evoluzione caratteriale dei due protagonisti è scontata e prevedibile: lui si redime e lei ritorna ad essere una ragazza intelligente e dai sani principi, pur restando bella. Una piccola differenza di questo film sta forse nella maggiore ed ironica critica sociale rivolta al mondo di ricchi e viziati che perde di vista il rispetto per le persone, le vere priorità della vita e le difficoltà economiche. Al riguardo è emblematica la considerazione di Giada in discoteca dove le ragazze indossano abiti dal valore pari al salario di un operaio.

Sempre gradita l’ eclettica interpretazione di Cristiana Capotondi, che da brutto anatroccolo, occhialuto e brufoloso, si trasforma in un bel cigno (le scene della metamorfosi sono le più divertenti), anche se in questo caso il premio di miglior attrice va a Elisa Di Eusanio, che, pur interpretando il ruolo secondario di Sara (coinquilina di Giada), ci regala una performance energica e carismatica derivante da una consolidata esperienza teatrale.

A scapito della pellicola va la deludente e piatta interpretazione di Nicolas Vaporidis, decisamente monocorde, e una morale un po’ dubbia che si esplica nel cambiamento estetico di Giada che, da brutta e intelligente, si trasforma in bella e superficiale per poi ritornare ad essere intelligente, pur restando bella e curata nell’aspetto. Se il film vuole mostrare che è più importante la bellezza interiore e l’intelligenza rispetto ai soldi e all’apparenza e che si può arrivare ed ottenere ciò che si vuole rimanendo se stessi senza dare peso all’aspetto fisico, il messaggio finale, trasmesso ai giovani, e soprattutto alle ragazze di oggi, sembra, al contrario, essere: è più importante l’intelligenza e la sostanza piuttosto che l’ apparenza e la bellezza… ma se si è belli è meglio?! Forse il messaggio sarebbe stato più credibile e verosimile se la protagonista fosse riuscita a farsi valere in amore e nella società restando l’ “Ugly Betty” della situazione.
 

Elisa Cuozzo

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