Contagious: Epidemia mortale – Recensione
Estate tempo di horror, ma Contagious – Epidemia mortale (Maggie), opera prima di Henry Hobson, non è un film di zombie qualsiasi, anzi, non è nemmeno da considerarsi tale. È più un inno all’amore, quello fra padre e figlia, un film intimista che riflette sulla morte e la vita, chiedendosi se esiste il momento giusto per mollare, lasciarsi andare e dire addio ai propri cari.
Sullo sfondo di una terribile epidemia che ha colpito gli Stati Uniti trasformando le persone in zombie e che costringe chi ha questa malattia alla quarantena in ospedale o in casa, Maggie (Abigail Breslin), una 16enne orfana di madre, viene aggredita e contagiata. Deciso a proteggerla ad ogni costo, il padre Wade (Arnold Schwarzenegger), contadino della Louisiana, la riconduce a casa dopo la fuga e condivide con lei le sue ultime settimane di vita, sperando di poterla salvare.
Nessuna orda di morti viventi, nessun centro commerciale, bensì una città spettrale e un paesaggio bucolico spento, ridotto a cenere, Maggie e il padre vivono in questo ambiente desolato che ricorda molto quello magistralmente dipinto da John Hillcoat in The Road (2009) e tentano di sopravvivere, con un male che li affligge e la Polizia che per paura, vorrebbe mettere fine alla vita di una 16enne, che nonostante tutto, crede ancora nell’amore.
Nella pellicola si respira infatti tutta la volontà di non arrendersi al “male”, alla morte, ma vivere appieno finché si può e soprattutto circondati dall’affetto dei propri cari. È proprio il rapporto fra padre e figlia, la loro voglia di continuare a raccontarsi delle storie, ad ammirare dei bei fiori bianchi e a ricordare i bei momenti passati.
La chimica fra la Breslin e Schwarzenegger è innegabile, tra loro c’è spazio per la tenerezza, per il confronto per la paura ed una malinconia che impregna l’intera pellicola e traspare dalla muscolatura e dall’immobilità del Terminator diventato umano, padre coraggioso e dolce. La sua impotenza di fronte a quest’epidemia mortale lo incatena in se stesso e nemmeno tutta la sua forza può far qualcosa per evitare il peggio.
Con Contagious-Epidemia mortale, Schwarzenegger punta tutto sulla drammaticità, un’arma a doppio taglio, che fa scoprire allo spettatore un lato inedito dell’attore. C’è infatti chi apprezzerà la scelta del regista esordiente, chi storcerà il naso, ma è inutile negare che, grazia anche ad una attenta ed accurata fotografia di Lukas Ettlin ed una regia intimista, come lo è la pellicola stessa, sono le emozioni a farla da padrone.
Non manca certo qualche scena che ricorda gli horror e nella sua crudità continua a ricordare The Road, ma Contagious è prima di tutto un film drammatico, destabilizzante e toccante, grazie a delle brillanti interpretazioni e ad una regia “sporca” ma curata, che riflette l’atmosfera e il messaggio della pellicola.
Alice Bianco