Diana – La storia segreta di Lady D. – Recensione
Principessa, ma ancor prima una donna semplice, malinconica, che nonostante la vita agiata, ciò a cui bramava, ciò di cui aveva veramente bisogno era la felicità, mai del tutto ottenuta. Questo in poche parole quello che traspare dal ritratto, portato sul grande schermo dal regista Oliver Hirschbiegel.
La pellicola si concentra e ripercorre gli ultimi due anni (1995-1997) della vita di Diana Spencer (Naomi Watts), subito dopo la separazione dal Principe Carlo d’Inghilterra. Accorsa in ospedale per dare sostegno ad un’amica, conosce il cardiochirurgo pakistano Hasnat Kahn (Naveen Andrews), l’iniziale impegno umanitario che li unisce, li farà prima diventare amici, poi amanti. Diana divorzia e quando sembra che la coppia abbia raggiunto una stabilità, la stampa scandalistica scopre la relazione fra i due e Hasnat, messo alle strette, decide di porre fine alla storia, spezzando il cuore di Diana.
Pareva strano che dopo 15 anni dalla terribile morte della “principessa triste” nessuno ne avesse ancora tratto un film, ci ha pensato il tedesco Hirschbiegel, non nuovo al genere biopic (La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler), che ne ha voluto parlare prendendo spunto dal libro di Kate Snell “Diana: Her Last Love”, avendo il coraggio di raccontare fatti mai svelati prima, lì dove ipotesi di complotti, finte e vere storie d’amore, rimangono ancora un tabù.
Luce del sole-buio della notte e pubblico-privato. Il film si sviluppa in parallelo proprio muovendosi lungo questi due momenti della giornata, il primo appunto, dedicato alle uscite pubbliche dell’ex di Carlo d’Inghilterra, il secondo, utilizzato per gli incontri amorosi con il suo nuovo amore, il dottor Khan. Il cardiochirurgo viene rappresentato come il personale trampolino di lancio, anzi rilancio, della carriera e vita di Diana: la spinge ad impegnarsi in progetti umanitari, le fa scoprire la semplicità di vivere, la tratta come una persona comune e la fa sentire veramente una “principessa”, semplicemente amandola.
La prima parte del film, molto simile ad una commedia, viene però presto sostituita dal dramma: l’amore travagliato, ostacolato dalla troppa notorietà di lei e della famiglia di lui. La fine della loro storia riporta tristezza negli occhi di Diana e lo sbandierare a tutti l’amore con Dodi Al Fayed, l’uomo-esca per i paparazzi, ne dipinge il ritratto di una donna che, bisognosa d’amore utilizza proprio il suo patrimonio e la sua notorietà pur di attirare l’attenzione dell’uomo che ama veramente.
Ecco quindi, che, sebbene da un punto di vista oggettivo, il film, racconti le tormentate vicende di una persona di sangue reale, come Lady D, probabilmente grazie anche alla recitazione della stessa Watts, simile ad altre interpretazioni drammatiche precedenti (eccetto, espressioni e movimenti effettivamente somiglianti alla vera Diana) il ritratto rappresentato è quello innanzitutto di una donna, che prova solitudine, amore, appagamento nelle piccole cose di tutti i giorni, desiderando ardentemente una cosa che tutti gli esseri umani desiderano: serenità e felicità.
Checché se ne dica, verità dei fatti o meno, perché probabilmente mai sapremo le vere cause del tragico incidente successo, Diana – La storia segreta di Lady D, è prima di tutto una storia di vita, un ritratto dolceamaro raccontato senza indugiare troppo sulla regia, ma capace con chiarezza di descrivere le varie fasi di una storia d’amore.
Alice Bianco