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Django Unchained – Recensione

Quentin Tarantino e il suo amore per i western italiani d’altri tempi vengono messi nero su bianco in questo straordinario ritorno alla regia. Quello che fece in Inglourious Basterds con il nazismo,  fa in Django con il razzismo, ponendo al centro della storia un nero, “a cavallo”, prima della rivoluzione degli stati del sud, pistolero e cacciatore di taglie per amore. Ad affiancarlo una serie di incredibili attori, ognuno con la sua  straordinaria dote di talento arricchendo una pellicola della durata di due ore e mezza. Christoph Waltz un istrionico Dott Schultz, Kerry Washington, Samuel L. Jackson, il cammeo di Franco Nero, e lo straordinario cattivo Leonardo Di Caprio.
La passione incontra lo stile, per regalarci, nel pieno timbro Tarantiniano, un film pulp, romantico e critico, irriverente e divertente allo stesso tempo, imperdibile la scena in cui prende in giro il Ku Klux Klan, che sicuramente rientrerà nelle scene cult del regista. Da molti criticato e definito “imborghesito”, soprattutto per via del fatto che per una buona ora e mezza non ci sono sparatorie, o dissanguamenti classici, le cose a cui ci ha abituati nei lunghi anni di carriera, ma una trama strutturata sui personaggi, con stratificazioni di personalità e risvolti inaspettati. Tarantino fa un lavoro di sceneggiatura incentrato proprio su di loro, con la spettacolarizzazione finale tremendamente esagerata e carica di sangue, splatter puro, e anche se sembra non essersi inventato nulla di nuovo, quello che propone è innovativo, il modo in cui la sparatoria è messa in scena ha la sua firma, e d’accordo Django non sarà il suo capolavoro, ma è un film che fa bene agli occhi, di quelli che ti invogliano ad andare al cinema e restarci seduto per ben due ore! Geniale come sempre nella scelta delle musiche, riadattare nuovi pezzi ed inserirli in scene topiche del film, i fratelli Corbucci a cui il suo è un omaggio continuo, seppur differente, ne sarebbero stati contenti.  
Sorprende e amareggia che Leonardo Di Caprio non sia stato candidato, neanche questa volta, agli Oscar come miglior attore non protagonista, la sua performance è talmente notevole e carica di bravura da non poter passare inosservata. Dal canto nostro vincitore morale! E ricordate Django ha la d muta!!!

Sonia Serafini

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