E ora dove andiamo? – Recensione
E ora dove andiamo? E’ la storia di un gruppo di donne giovani e mature, simpatiche e riservate, amanti della risata, estroverse, e chiassose, che appartengono allo stesso villaggio e che lottano tutte unite per una causa comune: mantenere la pace. Cosa le differenzia dal resto del mondo? La diversità estrema delle loro religioni, cristiane da una parte e mussulmane dall’altra. Infatti, nel piccolo villaggio dove abitano in Libano, convivono pacificamente queste due fazioni religiose, con una chiesa e una sinagoga, usanze e caratteri diversi, eppure estremamente simili. Questo buffo e compatto gruppo di coraggiose donne sono determinate nel proteggere la loro comunità, minacciata dall’isolamento, dalle mine, dalle forze esterne invasive e divisorie che cercano di distruggerla dall’interno. Poco conta se per fare ciò si vedono costrette ad inscenare un finto miracolo, oppure ad ingaggiare un gruppo di simpatiche e molto poco vestite ballerine di danza del ventre, sono disposte ad armarsi di tutta l’astuzia e la dimestichezza che solo una donna sa avere, pur di ottenere ciò che vuole. Sono stanche di veder morire i loro figli, i loro mariti, fratelli, padri, per delle liti senza senso, a volte provocate da un non nulla, stanche di piangere e portare il lutto di un’altra vita da ricordare, di essere divise anche nella morte, di avere due cimiteri distinti eppure le stesse lacrime. La splendida regista, e qui anche interprete, Nadine Labaki, già autrice di Caramel, sceglie di dipingere una realtà dura e amara come quella della diversità religiosa e dei dogmi che comporta la convivenza fra più culture, attraverso l’impensabile amicizia tra queste donne, che supera contro ogni aspettativa, tutti i punti di contrasto religiosi che creano scompiglio nella loro società e, insieme, grazie alla straordinaria inventiva, mettono in atto dei piani esilaranti, cercando di distrarre gli uomini del villaggio, in modo di allentare la tensione interreligiosa. La pellicola, vincitrice del premio come miglior film al Toronto film Festival, alterna drammatici momenti a simpatici e scanzonati siparietti comici con tanto di intermezzi canori, il tutto deliziosamente girato con grazia e delicatezza. Veniamo introdotti in quello che è il vivere in un piccolo e controverso villaggio, scoprendo come alla fine tutto il mondo sia paese, anche quello che ci sembra più impensabile, alla fine ha in se le stesse dinamiche comportamentali, gli stessi problemi sentimentali, gli screzi madre figlio, il borbottare dei mariti verso le mogli, l’amicizia, il ritrovarsi al bar e chiacchierare. Possiamo avere un credo diverso, venerare diverse entità, abitare in due parti completamente diverse nel mondo, eppure siamo fatti tutti della stessa materia, e ci ritroviamo tutti alla fine a fare i conti con le stesse realtà. Gran parte del merito va anche al meraviglioso cast, quasi tutto al femminile, che dopo tanto penare ci fa riflettere e domandare: E ora dove andiamo?.
Sonia Serafini