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Equals – Recensione

Molte pellicole e libri ci hanno abituato a confrontarci con società distopiche (vedi The Giver o il più recente Divergent), Drake Doremus ha proposto al pubblico una sua versione, che nulla ha da invidiare alle altre, avvicinandosi maggiormente all’idea di The Giver, senza l’azione fisica di Divergent.

I protagonisti sono Silas (Nicholas Hoult) e Nia (Kristen Stewart), due ragazzi facenti parte degli Equals appunto, la popolazione degli uguali, che vivono in un mondo dove è proibito provare emozioni e sentimenti. L’amore è visto come una malattia e i medici stanno cercando una cura per tutti coloro che ne soffrono.

Esistere vuol dire amare, questo il grande insegnamento di Doremus. Scavando nella realtà quotidiana, il regista ha portato alla luce quello che è l’umanità attuale, una società quasi sterile ai sentimenti, che si sveglia, va al lavoro e ritorna a casa, circondata dalla tecnologia e dall’effimero esattamente come quella in cui vivono e si “ammalano” i due protagonisti.

Quella scelta per l’occasione è un’ambientazione minimal, per dar vita ad una storia d’amore che palesemente ricorda la più famosa di Romeo e Giulietta, senza però cadere nel banale e concludersi in maniera tutt’altro che scontata. Silas e Nia scoprono a poco a poco cos’è l’amore, non sono adolescenti perché lavorano, ma sono neofiti dei sentimenti, che decidono e lo si capisce dal loro modo di sfiorarsi, che è meglio provare delle emozioni, ne vale la pena, perché quello è il vero senso della vita.

La fotografia curata nei minimi particolari, illumina le scene e i colori riflettono lo stato d’animo dei protagonisti, in netto contrasto con il bianco e i colori neutri che li circondano. L’aridita’ della popolazione si riflette in questa speciale ambientazione, che potrebbe far pensare maggiormente all’idea della pellicola sci-fi, ma che contrariamente si fa specchio della società attuale.

Silas e Nia sono meno irreali di ciò che si può pensare, si distanziano da quella società “robotica” in cui vivono e il loro straniamento è sottolineato anche dalle scelte registiche, con inquadrature che vedono i protagonisti nel loro ritaglio di spazio, isolati nella loro condizione sentimentale e fisica.

La passione, l’amore, la tristezza, il sentire la mancanza l’uno dell’altro, sensazioni che i due “malati d’amore” provano per la prima volta, sono portati allo stremo, evidenziati da Doremus che ha deciso di puntare tutto su ciò. La chimica fra Hoult e la Stewart si costruisce pian piano, esattamente come il conoscersi e scoprirsi dei loro personaggi.

In conclusione, Equals, checché se ne dica, escludendo il fatto tecnico di non essere una storia di per sé originale, ispirata ad opere precedenti, è però più che valida nella sua realizzazione finale, comprensibile appieno da chi non si sofferma alla superficie, bensì comprende appieno la morale, perché spesso pensare a come si è diventati, riflettere su stessi e rendersi conto di ciò che a volte manca, fa male e allora in quel caso comprendere si trasforma in qualcosa di soggettivo.

Alice Bianco

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