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Final Destination 5 – Recensione

E’ inutile scappare, è inutile nascondersi…la morte vi troverà. Lo schema è quello consueto col quale il franchise è riuscito nel corso degli anni a conquistare e fidelizzare il suo pubblico: stesso meccanismo narrativo e stesso stile improntato allo slasher che non risparmia efferatezze di ogni sorta, stessa scelta di affidarsi a un cast di facce fresche e poco conosciute sul grande schermo, e, conseguentente, stessa propensione ad un intrattenimento giocato su un’iterazione meccanica e quasi rassicurante. Ancora una volta, infatti, l’appeal della storia non va ricercato nel cosa accadrà, ma nelle modalità con cui il tutto viene messo in atto, ed è proprio in questo il principale pregio della pellicola che spinge al rialzo la cinquina di episodi portando spettacolarità e divertimento al loro livello più compiuto. Stiamo ovviamente parlando di Final Destination, giunto al suo quinto e forse ultimo capitolo, il secondo in 3D dopo Final Destination 4. Come sempre la Morte è onnipresente e sin dall’inizio rivela la sua minacciosa presenza: la premonizione di un uomo (Nicholas D’Agosto) salva un gruppo di colleghi dal terrificante crollo di un ponte sospeso. Ma questo gruppo di anime ignare non avrebbe dovuto sopravvivere e, in una terribile corsa contro il tempo, lo sfortunato gruppo cerca freneticamente di scoprire un modo per sfuggire all’appuntamento con la Morte. Rispetto agli episodi precedenti, come osserva giustamente Steve Quale, regista del film, questo quinto capitolo è arricchito da una suspense maggiore.  Un capitolo concepito interamente secondo la tecnologia 3D, sfruttata la meglio da un regista che è sì un esordiente, ma può vantare alle sue spalle una ricca esperienza al fianco di James Cameron. Dal punto di vista narrativo si verifica una sorta di ritorno alle origini reso però più maturo ed adulto da uno script attento ed intelligente, nonché dal lavoro di Quale che dissemina il racconto di tranelli e depistaggi. Final Destination 5, pur incappando in qualche faciloneria e traendo gran parte della sua fascinazione dall’uso impeccabile degli effetti 3D (come è evidente dalla scena del terribile ed imponente crollo del ponte), va in qualche modo a rianimare un franchise che, negli ultimi capitoli, si era rivelato ormai fiacco e poco originale e sicuramente non deluderà i fan della saga con una storia ricca di splatter, sangue e umorismo nero.

Sara D’Agostino

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