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Fire With Fire – Recensione

Primo film diretto in toto da David Barrett, che sul grande schermo ci aveva già mostrato di che pasta è fatto curando la sequenza dell’incidente in “Final Destination 2”. Un vigile del fuoco (Josh Duhamel), fermatosi in un piccolo spaccio per comprare da mangiare, assiste all’assassinio del gestore e del suo giovane figlio da parte del capo-gang e fanatico neonazista Neil Hagan (Vincent D’Onofrio). Riuscito a fuggire, diviene testimone chiave nel processo a carico del criminale e messo perciò sotto protezione, ma Hagan ha già emesso la sua condanna a morte. Quando la situazione si fa insostenibile, e  le persone a lui care rischiano seriamente la pelle, il giovane decide di armarsi e venirne a capo con la forza. L’eroe solitario si trova a lottare da solo contro una delinquenza becera e intollerabile, impara a combattere senza paura, il pubblico è con lui, vincerà? Nulla di nuovo sotto il sole dell’action, ovviamente, e potremmo aggiungere che altri hanno saputo sviluppare tale spunto in maniera decisamente più originale (vedi ad esempio il recente thriller coreano “The Man From Nowhere”). L’abuso di clichè viene tuttavia ampiamente compensato da due fondamentali punti di forza. Il primo è la rigorosa ed energica regia di Barrett, abile nel controllare tanto i soprassalti quanto le pause del film e nel tenere saldamente le redini di un racconto che altrimenti rischierebbe di affossarsi per sovraccarico di stereotipi. L’azione, diretta con criterio e mai confusionaria persino nei momenti più concitati, si accompagna ad un profondo scavo psicologico dei personaggi e si coniuga con un clima di romanticismo malinconico tutt’altro che forzato o costruito. L’altra freccia all’arco del film è costituita dal convincente gioco di squadra del cast, nel quale emerge prepotentemente la performance di D’Onofrio. Quest’ultimo fornisce un’interpretazione davvero intrigante, giocata di sottrazione, in cui la ferocia traspare da una recitazione controllata. Bene anche gli altri, dalla grintosa Rosario Dawson  a Julian “Nip/Tuck” McMahon. Quanto a Bruce Willis, qui nel ruolo del coraggioso tenente Mike Cella, non è in forma smagliante eppure ne esce dignitosamente puntando su quella flemma sorniona con cui ormai lo identifichiamo ad occhi chiusi. Se il genere vi attrae, questa pellicola merita la priorità su molte produzioni analoghe in circolazione.

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