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FolleMente – Recensione

Testa e cuore, ragione e sentimento, paura e coraggio, disperatamente e follemente alla ricerca del punto di unione tra due corpi e due anime.

FolleMente, la nuova rom-com di Paolo Genovese in sala dal 20 febbraio, racconta dell’incontro tra due quasi ‘perfetti sconosciuti’ ma soprattutto mette in scena i loro diversi impulsi.
Chiusi in due set diversi, quattro stati mentali declinati al maschile e al femminile, discutono, litigano, si confrontano, guidando pensieri e parole dei due protagonisti alla prima cena: Pietro (Edoardo Leo) e Lara (Pilar Fogliati).
Gli stati d’animo hanno nomi curiosi, in qualche caso più ovvi. Valium (Rocco Papaleo), Eros (Claudio Santamaria), Romeo (Maurizio Lastrico) e Il Professore (Marco Giallini) si agitano nella mente di Pietro.
Alfa (Claudia Pandolfi), Scheggia (Maria Chiara Giannetta), Trilli (Emanuela Fanelli), Giulietta (Vittoria Puccini) abitano nella mente di Lara.

Quattro stati d’animo per parte: Eros, lo dice il nome, spinge verso l’istinto carnale (come Trilli la sua omologa femminile), Romeo (e ovviamente Giulietta per la parte femminile) fanno da controparte romantica, mentre il Professore e Valium sono nel mezzo della mente di Pietro a capire come gestire la situazione (e Alfa e Scheggia rappresentano nella testa di Lara rispettivamente la parte supercorazzata e la “scheggia” più imprevedibile e cupa di tutti).
Non sono emozioni come in Inside Out, e sgombriamo subito il campo dalla facile tentazione di considerare FolleMente come un live action italiano del celebre film d’animazione statunitense (a dire il vero l’idea di base viene da uno spot del 1999 realizzato da Genovese per la RAI). Potremmo dire che si tratta di tratti comportamentali, sfumature della personalità spesso in conflitto tra loro, relegati in stanze piene di oggetti, giocattoli, foto, schedari.

E’ proprio la sera del primo appuntamento, la prima grande opportunità di mostrare il lato migliore: ma ecco la tempesta di stati d’animo in lotta.
I primi approcci, la cena, il bacio e si arriva a fare l’amore. E dopo? La domanda cruciale: resto qui o vado via? Un dilemma figlio dei nostri tempi. Tra tentazione di crederci e volontà di mantenere la propria libertà. L’eterna lotta tra romanticismo e cinismo. E’ il contrasto, nel caso della protagonista femminile, tra Alfa, la donna supercorazzata e Giulietta, la parte romantica di pastello vestita.

Il continuo battibeccare tra le quattro mura dei due ‘set mentali’ conferisce un buon ritmo al film. Tra i momenti indubbiamente più riusciti non possiamo non menzionare la scena dell’orgasmo, una sorta di gara collettiva trionfale, una corsa per la vittoria con tutti i tratti caratteriali impegnati in una vera volata liberatoria.

La sceneggiatura, scritta dal regista Genovese con Isabella Aguilar, Lucia Calamaro, Paolo Costella, Flaminia Gressi, infila un fuoco di battute (alcune più riuscite di altre) accompagnate dall’efficace montaggio di Consuelo Catucci.

Pilar Fogliati e Edoardo Leo sono i due ‘perfetti sconosciuti’ al primo appuntamento, ben contornati da un cast stellare di ‘voci interiori’ su cui svettano Emanuela Fanelli, efficacissima e sensuale Trilli, e un ottimo Marco Giallini nel ruolo del Professore.
Lara e Pietro escono da delusioni di amori perduti (lui separato con una figlia, lei reduce da un rapporto insoddisfacente con un uomo sposato): ora sono goffi, rallentati, timorosi. Ma se semplicemente fossimo tutti più spontanei, sinceri, diretti?

Il messaggio che resta, a detta dello stesso protagonista Leo, “è che dovremmo essere più bravi a esprimere quello che davvero pensiamo e non preoccuparci della possibile reazione”. L’importanza di dirsi sempre la verità, condividere sempre quello che si ha dentro perché il rapporto sia autentico e duraturo.

Esiste allora possibilità di coesistenza? Questo è alla fine l’interrogativo di fondo del film.
Forse sì, ma solo se esiste davvero la capacità di ascolto al fine di comprendere e rispecchiarsi nei dolori vissuti per ritrovare alla fine il solo bisogno di amare.

Elena Bartoni

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